Equitalia Spa, basta ipocrisiaLunedì, 12 dicembre 2011 - 15:53:30
di Gianfranco Passalacqua, avvocatoGentile Direttore,
nella giornata dello scorso Venerdì 9 dicembre, le pagine della cronaca sono state occupate dalla notizia dell’ordigno inviato alla sede centrale di Equitalia, società di riscossione delle imposte ( e non solo), che ha comportato il ferimento del suo direttore.
La solidarietà al dott. Cuccagna, vittima del vile attentato, è fuori discussione, ma giudico insopportabile ed intollerabile l’ipocrisia , la sciatteria e la superficialità con cui in questi giorni, ed anche dalle pagine del Suo giornale , con ingiustificabile incompetenza, si è affrontata la più generale questione legata al ruolo di Equitalia Spa.
Nello stesso giorno dell’attentato,
a Genova il P.M. Francesco Pinto chiedeva il rinvio a giudizio del Direttore di Equitalia Liguria e di altri quattro funzionari, per abuso d’ufficio e falso, per aver disposto prima l’ipoteca – senza alcuna preventiva comunicazione al contribuente - e poi la vendita all’asta di un immobile , in conseguenza del mancato pagamento di una sanzione di 63 euro ( ripeto, 63 euro!).
Ed ancora pochi mesi fa, a febbraio del 2011, il Giudice tributario di Bari ha condannato Equitalia Puglia per la condotta vessatoria nei confronti di una impresa, peraltro da sempre disposta a sanare la propria posizione debitoria mediante piano di rientro, e che ha dovuto porre in cassa integrazione tutti i suoi dipendenti.
Né meno inquietante è la vicenda – all’attenzione del giudice penale - che vede coinvolta la sede di Equitalia di Latina, che ha emesso cartelle esattoriali, poste in esecuzione, su crediti in favore di Acqualatina ( società di gestione del servizio idrico), patentemente inesistenti.
E potrei continuare con migliaia di vicende simili, ancora più raccapriccianti ove si consideri che spesso si tratta di condotte reiterate, ai limiti del disegno associativo.
Sono oramai migliaia le vicende che vedono la magistratura ordinaria, civile e penale, quella tributaria, e financo quella amministrativa impegnate a chiarire i confini del potere che Equitalia S.p.a. – società privata ancorchè a totale controllo pubblico ( Agenzia delle entrate ed INPS) – può esercitare in modo non solo legittimo, ma legale.
E casi come quello di Genova e di Bari, purtroppo, non costituiscono episodi isolati, ma sono sintomo di una sistematica propensione degli uffici di Equitalia a considerare spesso la propria attività esente da controllo di legalità.
La Corte di Cassazione è dovuta intervenire ripetutamente per disciplinare gli abusi che gli uffici di Equitalia Spa perpetrano quotidianamente, e segnatamente la illegittima e comoda abitudine ( con effetti latamente ricattatori) di iscrivere fermo amministrativo ed ipoteca per debiti inferiori agli 8.000 euro, e non solo per debiti erariali , come impone la legge, ma anche per sanzioni amministrative , violazioni al codice della strada, soprattutto).
L’evasione fiscale non c’entra niente, e men che meno la lotta alla stessa.
Equitalia riscuote le imposte, i tributi, contributi, le sanzioni comminate in violazione del codice della strada, sulla base dei ruoli trasmessi dagli enti creditori ( agenzia delle entrate, in primis), non svolgendo alcuna attività di lotta all’evasione, affidata istituzionalmente alla Guardia di Finanza ed all’Agenzia delle Entrate, eventualmente in cooperazione con gli enti previdenziali.
Si tratta pertanto di riscuotere somme già dichiarate ed accertate a titolo di imposta o tributi, o comunque considerate tali dall’ente creditore, previo accertamento in contraddittorio col contribuente della fondatezza della pretesa creditoria, ed eventualmente attivando meccanismi, ordinariamente previsti, di rientro, anche rateizzato, del debito accertato.
Solo dopo l’esaurimento di tale essenziale fase “la palla” passa ad Equitalia, in un gioco delle parti non sempre trasparente ( considerato che l’agenzia delle entrate possiede la quota maggioritaria di Equitalia, costituita sotto forma di società privata).
Equitalia deve quindi recuperare le somme, eventualmente ammettendo la loro rateazione, ed utilizzando strumenti ispirati al massimo della trasparenza e dell’efficienza.
Ed invece, da anni si assiste – nonostante le ripetute censure dell’autorità giudiziaria – ad ipoteche e fermi amministrativi patentemente illegittimi, perché effettuati in violazione di ogni previsione normativa, alla apposizione di sanzioni smisurate che fanno lievitare l’originario debito anche di 20 volte, all’utilizzo di tecniche non sempre commendevoli per la definzione amministrativa delle pendenze , spesso negando l’accesso ai documenti in suo possesso ( con il necessario intervento del giudice amministrativo che, ripetutamente, ha dovuto chiarire che l’accesso dei documenti da parte del contribuente è un suo diritto ed insieme un obbligo vincolante dell’agenzia, che non può considerarsi legibus soluta).
E d’altronde, i soggetti incisi da questa abnorme attività di Equitalia non sono gli evasori, ma la grande maggioranza dei contribuenti italiani, che si ritrova, in molti casi, ipotecata la prima casa per un debito di poche migliaia di euro, lievitato a volte anche a 40 mila euro, senza possibilità alcuna di rateazione, incompatibile con la cancellazione dell’ipoteca.
Equitalia, ed in primo luogo l’Agenzia dele Entrate, che sistematicamente davanti all’Autorità giudiziaria scarica sulla prima ogni responsabilità per condotte illegittime, si assumano fino in fondo l’onere di dare piena attuazione alla L. 212/2000, il cosiddetto codice del contribuente, che radica nel rapporto partecipato e trasparente tra amministrazione e cittadino la stessa legittimazione dell’attività di riscossione.
In un Paese come il nostro, dove gran parte del carico tributario, serve a finanziare debito e deficit, ed in una situazione di crisi come questa attuale, un sovrappiù di trasparenza e di attenzione al contribuente sarebbe buona misura di civiltà.
Il rispetto delle regole da parte di tutti, cittadini contribuenti e riscossori privatizzati, è premessa perché si possa costituire quel sostrato di affidamento che rende un paese civile ed uno stato pienamente legittimato ad esercitare anche i poteri coercitivi.
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