Disabili e Sessualità: Assistenza Sessuale per i DisabiliDisabili e Sessualità assistenza Sessuale per i Disabili, un enorme campo da esplorare.In Olanda, Germania, Belgio e Paesi Scandinavi, sono stati istituiti servizi di “assistenza sessuale per i disabili” che offrono ai disabili dei due sessi, compresi gli omosessuali, prestazioni sessuali.
Le problematiche che ne derivano si rifanno all’etica e alla morale.
DISABILI E SESSUALITA'Parliamo di Disabili e Sessualità perchè il sesso è un diritto di tutti. La sessualità è una sfera inalienabile e naturale.
Meglio “diversamente abili” o “diversabili” che “disabili”. Il secondo termine indica la mancanza di un’abilità. Il primo termine, che si stà imponendo recentemente, riconosce nella persona con handicap la presenza dell’abilità seppure diversa, come dire che chi è in carrozzina non è che non può camminare (come insinuerebbe il termine disabile) ma può farlo in maniera diversa.
Una delle critiche fatta all’assistenza sessuale è insinuare che senza una cosa del genere il disabile non abbia possibilità di trovare un “compagno/a”. E’ facile fare i moralisti quando non si vivono certe condizioni.
Un disabile può avere dei compagni, ma è anche vero che, obiettivamente, non ha le stesse possibilità del normodotato, non perchè abbia qualcosa in meno, ma perchè il mondo e la società sono strutturati su caratteristiche umane diverse da quelle del diversabile, caratteristiche umane che la società stessa ha definito come normalità.
Perchè negare che il mondo è costruito in base ad esigenze diverse e che nella realtà dei fatti un diversabile si trova in svantaggio? E’ vero credere che sia ipocrita negare un diritto come disabili e sessualità per timore di ammettere uno svantaggio.
Lo svantaggio c’è, ma se la popolazione è formata al 90% da chiusi mentali, non è colpa di una fantomatica mancanza del disabile. Se il mondo prevede che per la vita sociale devi fare cose che un diversamente abile può fare con grandi sacrifici o molte limitazioni, non è una mancanza del diversamente abile, la mancanza c’è ed è sociale.
Evitare un
diritto per disabili e sessualità per non sembrare bisognosi è ipocrisia. E’ facile per un normodotato in periodo di astinenza andare a prostitute oppure cercare in discoteca chi ci sta, è facile che dall’altra parte si accetti; ma ci sono tipologie di diversibilità che manco le prostitute accettano. Si sentono storie di madri che devono provvedere individualmente a soddisfare questo bisogno del figlio. Non tutta è gente che, nonostante qualche handicap, è comunque piacente o normale e deve solo trovare la persona che non si spaventi di disabili e sessualità e della difficoltà della situazione. Alcuni hanno gravi deformazioni, altri sono handicap psicologici, altri moriranno precocemente e non hanno il tempo materiale di cercare qualcuno che assecondi il normale desiderio di esperienza sessuale.
DISABILI E SESSUALITA' COME FUNZIONA IN ALTRI PAESIIl sesso fa anche esso parte dei diritti umani. E quindi anche il tema Disabili e Sessualità ne fa parte. Ne sono convinti i servizi sociali di alcuni comuni della Gran Bretagna, che per i disabili e sessualità stanno sfruttando i soldi del programma del governo “Putting People First” (“prima la gente”) per pagare rapporti con prostitute o visite a spettacoli di lap dance. Il caso, anzi lo scandalo, è scoppiato sulla stampa inglese quando è stata diffusa la notizia che un comune finanzierà una vacanza ad Amsterdam per un giovane di ventuno anni con ritardi di apprendimento. Il ragazzo potrà qui avere il suo primo rapporto sessuale. “E’ stato a due corsi di salute e coscienza sessuale, e vuole provare di che si tratta”, ha spiegato un’assistente sociale al Daily Mirror. “Le ragazze ad Amsterdam sono molto più protette di quelle sulle strade britanniche: lasciamolo divertire, rifiutargli questo servizio sarebbe una violazione dei suoi diritti umani”.
Le polemiche oltremanica non sono tardate ad arrivare. Ma il caso del disabile iniziato al sesso è solo la punta di un iceberg. Il programma del governo britannico è infatti molto consistente dal punto di vista economico: per i disabili e sessualità stanziati ben cinquecentoventi milioni di sterline. Sarebbero quattro i comuni cha hanno usato i fondi per fornire ai clienti disabili servizi di natura sessuale a pagamento. In UK, andare con prostitute non è reato.
Il programma del governo britannico su disabili e sessualità che mette al centro l’uomo è molto flessibile rispetto all’uso dei fondi. Il 97% dei comuni ha dichiarato di non avere politiche “ufficiali” in materia di disabili e sessualità e di lasciare la decisione finale alla discrezione degli assistenti sociali, che hanno un’apertura mentale inimmaginabile per il nostro paese. Oltre ai rapporti sessuali, per i disabili e sessualità sono anche finanziati: spettacoli a sfondo sessuale, chat erotiche, ma anche vacanze nel Mediterraneo.
DISABILI E SESSUALITA' SONDAGGIO PER L'ASSISTENZA SESSUALEIn un sondaggio su disabili e sessualità proposto su Internet, otto disabili su dieci si rivolgerebbero ad un “assistente sessuale”.
Un tema così delicato come quello che nasce dall’accostamento delle parole disabili e sessualità che sono due temi ancora tabù.
Il sondaggio su disabili e sessualità nasce in seguito alla notizia che in Svizzera svolgono regolarmente la loro attività dieci assistenti sessuali professionisti, che propongono ai disabili psichici che lo richiedono, massaggi, carezze, esperienze sessuali e giochi erotici. Sono sei donne e quattro uomini: dopo aver seguito un corso di formazione su disabili e sessualità svolgono questa attività a una tariffa di centocinquanta franchi l’ora. In questo caso si tratta di disabili psichici, ma evidentemente il problema riguarda anche molti disabili motori che, a seconda delle patologie, si trovano in difficoltà nel momento in cui hanno bisogno di espletare normali e consuete pulsioni sessuali.
I risultati del sondaggio su disabili e sessualità sono chiari: il dato del 77% dei favorevoli va suddiviso tra chi “prenderebbe in considerazione questa proposta” (44%), chi l’accetterebbe data la presenza di professionisti (26%), e chi infine “non ne farebbe uso, ma non ci vede nulla di male” (7%). Ma un buon 5% dei navigatori non approva questa iniziativa su disabili e sessualità perchè “sarebbe come legalizzare la prostituzione”.
Giudicare il risultato del sondaggio disabili e sessualità dal punto di vista di chi la disabilità non la vive rischia di essere fuorviante. Bisognerebbe invitare chi confonde l’amore con il sesso, o chi fa professione di romanticismo per negare
il diritto al tema disabili e sessualità a spogliarsi di pregiudizi culturali e/o religiosi, per immedesimarsi nello strazio interiore di chi, per un handicapfisico o psichico, non può fare sesso come chiunque.
L’esperienza sessuale è un bisogno fisico primario e in quanto tale va somministrato, anche nel campo disabili e sessualità ovviamente. Dal momento che chi soffre di qualche disabilità spesso non riesce ad avere alcun tipo di rapporto, questa iniziativa potrebbe essere una soluzione terapeutica valida: “…non importano i mezzi, importa il fine”.
Disabili e sessualità dove la sessualità è un tema che interessa sempre, da sempre e tutti. Anche ovviamente i disabili, forse giudicare il risultato dal punto di vista di chi la disabilità non la vive rischia di essere fuorviante.
La libertà per i disabili e sessualità è poter scegliere, non siamo certo noi a scegliere ciò che altri non possono. Dopotutto l’assistenza sessuale non è obbligatoria, ma si può scegliere.