Forum j Libertad

Sesso e disabilità. Il tema è ancora un tabù?

« Older   Newer »
  Share  
Krasin
view post Posted on 16/8/2013, 02:56     +1   -1




Una prostituta per il fratello disabile

acquerello_donna_che_dorme

E’ da un pò che ci penso…non è facile per me ma credo che se mi applico possa essere anche fattibile…che cosa?….mettere nero su bianco la mia ricerca di una prostituta per mio fratello disabile. Non ho problemi a chiamarla Prostituta perchè tale era e tale è…ma in questa definizione lungi da me il pensare che l’epiteto o meglio la definizione del compito che svolge sia vista negativamente; anzi tutt’altro. Chiamarla Prostituta con la P maiuscola è intanto inquadrare la persona che cercavo.

Da un pò di tempo si dibatte della figura dell’assistente sessuale sia per uomini che per donne, la mia esperienza è stata fatta per un uomo, mio fratello, ma credo, anzi ne sono certo, che l’avrei fatto anche se fosse stata mia sorella.

Stanco di sentire come succede molte volte in famiglia mio fratello che si lamentava con mia madre del fatto che a 34 anni non avesse ancora fatto all’amore, che non riesce a trovare una donna, che la vita gli è stata disgraziata ….che…che ….che ….insomma un mucchio di che e poche risposte…un pò perchè l’amore quello vero si cerca, si incontra, capita, non lo si può programmare….un giorno mia madre esausta mi prese in disparte e mi disse che era molto difficile per lei continuare a vedere il figlio così incazzato, triste e diciamolo pure con quel chiodo fisso che molti di noi hanno specie se alla prima volta.

La prima volta è la prima volta e quanti di noi possono dire di averlo fatto con intelligenza, con amore, con tutte quelle cose che si leggono nei bigliettini dei cioccolatini perugina…bhè per molti forse è così…ma per molti altri si è trattato di una botta visto che la cosa non è stata vissuta secondo i classici canoni estetici.

Ovviamente io stò portando la mia esperienza di maschio ma secondo me, e secondo i molti scambi di opinione avuti con donne, la cosa mi sembra sia discretamente rovesciabile.

Io sono sposato da molti anni con una donna ho tre figli e non mi sono mai posto questo genere di problema…. e quindi i classici giri che si facevano a 18 anni da ragazzi in auto è da un pò che non li faccio (alzi la mano chi non ha mai fatto il “putan tour” di Sabato sera….) …Che fare…come fare…da chi andare…se la si butta in discorso da bar la cosa sembra di facile soluzione in realtà i problemi da affrontare sono molteplici primo perchè mio fratello è in carrozzina e non può certo fare la cosa in auto….secondo perchè volevo individuare una persona che fosse Italiana e non extra comunitaria gestita da racket o cose simili, volevo un posto accessibile, pulito, una persona che potesse avere del dialogo…si lo sò parlare di dialogo e di sentimenti è un confine molto sottile e difficile…quindi non voglio per il momento prenderlo in considerazione…insomma una marea di problemi…per sdrammatizzare potrei dire che la disabilità è una cosa difficile …andare a donne o a uomini da disabili è leggermente più difficile…insomma come dice una nota pubblicità “è un mondo difficile”.

L’ultima cosa, e l’ho lasciata per ultima perchè le barriere archittetoniche il posto ecc…sono tutte cose che si possono risolvere…trovare una persona che volesse fare l’amore con lui. Non crediate che sia così facile trovare delle donne o uomini disposti a relazionarsi con un disabile nel senso che mi sono accorto che a determinbati livelli (non certo ovviamente quelle per la strada) possono permettersi tranquillamente di poter scegliere.

Mi metto quindi su internet e inizio a scrivere alcune parole chiave come escort (sì la parola prostituta a livelli medio alti non viene presa in considerazione), la città, i chilometri …alcuni siti ti fanno inserire il CAP…alla faccia dell’organizzazione, la nazionalità e alcune caratteristiche fisiche…è incredibile in quante caselline possiamo definire un corpo umano…questa è stata forse la cosa più curiosa …si parla sempre del fatto che prostituirsi non sia un lavoro…a determinati livelli, e qua mi ripeto, è gestito come un bussiness, una volta compilate tutte le caselline non è che ti senti uno sfigato che stà cercando una donna per amore …ma come uno che vuole provare un esperienza diversa…che ne sò bungin jumping, scalare una montagna…pensatela come volete….è dall’inizio del mio racconto che non stò parlando di amore ma di altro.

Nel frattempo individuo una ventina di donne con un età che andava dai 30 ai 45 anni…non mi interessavano giovani…proprio perchè credo si dovesse cercare anche una certa maturità….apro una piccola parentesi, mia moglie è stata la persona con cui mi sono confidato e che mi ha supportato…non è facile girare per siti di escort alla era con la moglie che ti capita dietro…per lo meno io non l’avevo mai fatto…
La cosa più difficile per me e anche all’inizio imbarazzante è stata quella di chiamare queste donne…ovviamente i numeri cambiano spesso…ti dicono di richiamare perchè sono impegnate (ah ecco ribadisco che il lavoro non è in crisi….anzi…se professioniste non ci danno il giro) …cerchi di spiegare la cosa e circa il 30% mi ha detto di no subito, con altro 30% non si riusciva salire nell’appartamento perchè con barriere archittettoniche un 20% scartato da mio frtello perchè non di suo gradimento…con il 20 % ok….le percentuali a questo punto, siccome immagino le donne inorridite dal fatto che le stò trattando a livello di numero, sono d’obbligo per fare capire che bisogna contattarne parecchie per venirne a capo. Riesco quindi a parlare e da un primo contatto telefonico capisco quali siano quelle con cui continuare il discorso (diciamo che ho fatto il venditore per molti anni e quindi riesco discretamente bene a scremare le persone).
Fisso un appuntamento per mezzogiorno e vado da solo al primo appuntamento, per vedere il posto, per vedere la persona, per parlare con la persona, per spiegare alla persona…..mi riceve e si vede benissimo che è abituata a trattare con la gente, mi accomodo e si passa una mezzoretta a chiaccherare amabilmente del più e del meno…vengo quindi a sapere che lei ha già diversi clienti con forti disabilità e che quindi “si fà fin dove si può”….ecco questa è stata la frase più bella, nel senso che, diciamocela tutta, uno dei problemi che potrebbero assillare chi dovrà gestire la cosa sono di tipo clinico….siccome parlavo di prima volta…per noi tutti, la prima volta almeno ci ricorderemo i battiti del cuore…a mille…almeno ci ricorderemo dello stress e via discorrendo…quindi finchè guidavo mi ero ripromesso anche di parlare di questo…ma la frase “si fà fin dove si può”…mi ha rasserenato.

Fisso quindi l’appuntamento per la settimana successiva e accompagno mio fratello…..in macchina abbiamo parlato poco.. ho solo cercato di evidenziare bene che la cosa non doveva essere vista come amore…ma come atto sessuale/rapporto amoroso (non sentimentale)…lo acompagno in stanza me ne usco augurando ad entrambi buon divetimento.

Ricevo poi una telefonata dopo due ore e vado a prenderlo, mi hanno fatto entrare in camera, abbiamo bevuto un caffè tutti e tre e molto cordialmente abbiamo chiaccherato per un’altra mezzoretta….nel frattempo i tre cellulari che lei aveva sopra il divano suonavano o meglio si illuminavano in continuazione…ma lei non era per nulla preoccupata anzi si è trattenuta tranquillamente a chiaccherare….prima di chiudere il racconto dirò che ha speso 100 euro anche se la tariffa era di 200…nel senso che và a simpatia e questo è confermato dai vari report che fanno gli utenti del servizio offerto…segno che a Lei siamo risultati anche simpatici e la cosa è stata reciproca.

E’ trascorso un pò di tempo, io non ho più chiesto nulla a mio fratello nel senso che il patto era che io organizzavo la cosa la prima volta poi lui una volta capito lo schema si sarebbe arrangiato…mia madre dice che da quel giorno è un altro e la serenità è ritornata in casa. Secondo me in questo periodo Lui non ci è più andato, per il momento il tutto gli è servito per capire che sesso non è amore…cosa non facile da capire nemmeno per molti normodotati.

loveability.it

Edited by Krasin - 16/9/2013, 11:43
 
Top
Krasin
view post Posted on 18/8/2013, 10:41     +1   -1




Disabili e sessualità, “l’amore si può fare (anche) con gli occhi”



di Giovanna Nina Palmieri 14 settembre 2012

Cara Nina, non ho ben capito se la tua rubrica sul Fatto è ancora attiva o se è stata solo una parentesi estiva, ma io ci provo. Sono Roberto e sono il padre, orgoglioso, di Francesco, 12 anni, paraplegico. Non ti racconterò lo shock, il dolore, i tanti perché ai quali non abbiamo trovato risposta: ti dirò che Francesco è un atleta, come quelli che abbiamo visto alle Paralimpiadi (non proprio a quei livelli ma ci alleniamo sul campo da tennis sperando un giorno di arrivare anche lì!). Sono tanti no? E’ stato emozionante vedere questo esercito “diversamente abile” lottare, soffrire, vincere e anche perdere. Ho visto negli occhi di Francesco una sana invidia (non è la stessa che provavo io nei confronti di Gigi Riva o che provo ancora per Bolt, Phelps e altri mostri dello sport?) che mi ha riempito di gioia.

Difficilmente dimenticherò queste giornate di tifo davanti alla tv accanto a Francesco ma mi domando perché, in generale, la televisione dia così poco spazio a questi ragazzi se non per parlarne con quel triste pietismo che spesso leggo negli occhi di chi incontra Francesco e la sua “seggetta”, come ironicamente chiamiamo la sua sedia a rotelle. Tu hai fatto un programma di educazione sessuale giusto? Hai affrontato il tema della sessualità di chi è paraplegico come Francesco e, per citare solo uno degli atleti, Podestà? Francesco è ancora piccolo, ha 11 anni, ma tra non molto mi troverò a dover affrontare la questione sesso. Questione faticosa mi rendo conto per ogni genitore che però almeno può dare consigli in base alle proprie esperienze dirette, magari disastrose nella loro “normalità”. Non voglio e non posso essere impreparato di fronte alle domande di mio figlio adolescente e voglio che sappia che molta gente potrebbe guardare a lui e al suo normalissimo desiderio sessuale quasi(quasi?) con raccapriccio. Magari cominciandone a parlare si eviterebbero tanti imbarazzi e dispiaceri. (R.)

Caro Roberto, eccomi qui. Sono felice di far ripartire la rubrica con questa tua bella lettera.
Hai totalmente ragione: non siamo per niente abituati alla disabilità, tutto quello che è disabilità è indietro nel dibattito culturale e civile del nostro paese. I media, quando trattano questo argomento, lo fanno sì con garbo, ma anche con quella fastidiosa e ipocrita commiserazione da cui fuggono, battendo anche dei record, la maggior parte dei disabili. Sebbene non sia facile raccontare quello che non conosci e che pensi, per ignoranza e pregiudizio, essere una “condizione di tristezza ed estrema difficoltà” (per risponderti: non l’ho fatto neanche io), la verità è che l’argomento è tabù e come tale crea imbarazzo. Vedi una persona sulla sedia a rotelle e pensi automaticamente che quella persona abbia una vita triste, che sia malata e impossibilitata a fare ciò che tu, che sei “sano”, normalmente fai. Nessuno osa fare domande esplicite e oneste su questo perché l’immagine di un disabile che fa sesso (con un altro disabile o con un cosiddetto “abile”) o che eccelle in un’attivita’sportiva non è contemplata nella carrellata di stereotipi di bellezza, salute, sensualità e perfezione a cui siamo abituati.

E in questo le Paralimpiadi hanno compiuto un miracolo umano e mediatico. I trionfi di quei ragazzi ci hanno commosso in quanto trionfi sportivi da atleti veri, non a metà. Non c’era niente di patetico in Martina Caironi che piangeva di felicità dopo aver vinto l’oro nei 100 metri e in tutte quelle e quelli che come lei hanno imparato a vivere con un corpo diverso ma che in quel corpo nascondono le passioni e le pulsioni, sentimentali e sessuali, che appartengono a tutti gli esseri umani. Tutti. Eppure, a parte questa felice parentesi sportiva, in Italia non siamo pronti a porci le domande e a dare le risposte che chi conosce da vicino la disabilità, come te, meriterebbe. Non siamo in regola con le barriere architettoniche, figurati come siam messi con il sesso dei disabili! Io non ho la cultura specifica per addentrarmi in questo discorso però so – e immagino che tu ti sia già documentato – che il sesso è correlato al tipo di disabilità esattamente come le gare sportive: per dire, nell’atletica, non c’è un solo tipo di corsa dei 100 metri. Gli atleti sono divisi per “categorie”, redatte in base alla tipologia e al tipo di handicap che riportano. E via con la corsa per gli atleti T 11(non vedenti con guida), T 53 (paraplegici) o T51 (tetraplegici). Nel sesso funziona un po’ alla stessa maniera: ogni disabilità, fisica o mentale, ha il “suo sesso”, il suo modo di fare l’amore e va trattata singolarmente, caso per caso. So che ad esempio in Inghilterra questo dibattito è molto più vivo e attento e, in altri paesi, c’è chi ha trovato delle risposte a questa necessità (assistenza sessuale ai disabili, per citarne una). A questo proposito ti invito a leggere il blog di Max Ulivieri, web designer “affetto da distrofia muscolare, ma questo è solo un particolare”, come scrive lui, che proprio ieri qui sul Fatto ha aperto una discussione su questo tema. Max ha anche creato un sito che sono certa potrà esserti molto utile nella gestione del prossimo futuro di Francesco.

Ti lascio con la storia di una persona che ho conosciuto personalmente, un signore tetraplegico – trauma alla colonna vertebrale a livello cervicale, totale immobilità – al quale, in Svizzera, hanno insegnato ad avere degli orgasmi cerebrali, coltivando aspetti della sessualità legati alla parola e soprattutto alla vista. Questi orgasmi, a suo dire, sono diversi da quelli che aveva prima del suo incidente, ma sicuramente appaganti quanto quelli. E, particolare non da niente, questo signore ha incontrato l’amore della sua vita da tetraplegico: una donna “normodotata” che è diventata sua moglie e ha imparato a fare l’amore…con gli occhi di suo marito. Alla faccia di chi pensa “poverino, non può fare nulla” mi ha detto: “L’unica cosa che non posso fare è fare l’amore con la luce spenta“.

In bocca al lupo Roberto, spero di poter tifare per il tuo piccolo atleta fra qualche anno e qualche Olimpiade.

ilfattoquotidiano.it
 
Top
Krasin
view post Posted on 25/8/2013, 09:21     +1   -1




Il Kamasutra dei disabili

69qa95

Il riconoscimento di un diritto

Le complesse problematiche che caratterizzano la sessualità delle persone handicappate mettono in evidenza alcune drammatiche contraddizioni del nostro atteggiamento educativo.

La prima contraddizione riguarda proprio le sue finalità. Come abbiamo già sottolineato, uno dei presupposti teorici e metodologici irrinunciabili dei programmi educativi per l’handicap si fonda sul concetto di massima autonomia possibile.

Tale concetto, che riconosce la necessità di restituire al disabile i più ampi spazi possibili di autodeterminazione, è tuttavia applicato con estrema difficoltà all’ambito sessuologico.

Quando infatti, all’interno di un progetto educativo diventa necessario affrontare il tema della sessualità, si tende solitamente a sostituire il principio della massima autonomia possibile con quello della minima autonomia indispensabile.

È come se qualcosa di non dichiarato ci confondesse all’ultimo momento. Probabilmente concedere una maggior autonomia sessuale alle persone disabili spaventa noi più di quanto sia un problema per loro.

La seconda contraddizione sul piano metodologico riguarda la tendenza a privilegiare interventi a carattere repressivo, finalizzati al contenimento delle spinte sessuali, rispetto ad interventi più propriamente educativi orientati, invece, all’acquisizione di adeguate modalità di vivere ed agire la sessualità.

Nella nostra esperienza, la maggior parte delle richieste di consulenza per problematiche connesse alla sessualità di persone con handicap sono, infatti, motivate dalla necessità di reprimere e contenere comportamenti disfunzionali, piuttosto che dal desiderio di aprire per queste persone nuove prospettive sessuali ed affettive.

Questo modo di procedere è chiaramente antitetico rispetto a quanto di norma avviene per gli altri ambiti di funzionamento della persona con handicap, per i quali la logica educativa prevede prima di tutto l’insegnamento di abilità e competenze che consentano l’accesso a più ampi spazi di autonomia e, solo in seconda istanza, qualora se ne presenti la necessità, il contenimento di comportamenti problematici che potrebbero limitare l’autonomia della persona stessa.

Esiste poi una terza, grave, contraddizione che riguarda la scelta del terreno sul quale lavorare.

La vita sessuale ed affettiva delle persone con handicap psichico è regolata da centri del SNC normalmente non compromessi dalla lesione cerebrale responsabile del deficit cognitivo. Nonostante l’handicap ponga a volte dei grossi limiti ad una sua adeguata espressione, il terreno dal quale nasce la sessualità è un terreno abitualmente «sano».

Ed è proprio qui che si genera il paradosso. Il buon senso ci suggerisce di coltivare per primi i terreni più fertili e poi, se resta il tempo, di dedicarci anche a quelli improduttivi. Eppure, nel caso dell’handicap tendiamo ad occuparci soprattutto della terra che dà pochi frutti, trascurando quella più ricca di promesse.

A volte produciamo curricula di apprendimento sofisticatissimi, pur sapendo che, dati certi limiti biologici, i risultati saranno molto poveri, e ci dimentichiamo invece che esiste la sessualità, una terra fertile e viva.

Addirittura, il recupero della dimensione affettiva e sessuale ha consentito, in molti casi, di ottenere risultati impensabili anche all’interno di curricoli per i quali erano già stati spesi anni di paziente ed improduttivo lavoro (Veglia, 1999c).

Se si trattasse della nostra vita, difficilmente sceglieremmo di imparare con fatica ad allacciare le scarpe o ad usare con perizia la forchetta, piuttosto che imparare ad utilizzare il nostro corpo per conoscerci e per scambiarci desiderio, piacere, amore. Ma dal momento che siamo noi a decidere per gli altri troviamo molto più rassicurante fare mille altre cose, piuttosto che provare a confrontarci con il mondo pericoloso della loro sessualità.

Si tratta di una crudeltà che le persone handicappate di sicuro non meritano. Non esistono, infatti, ragioni valide per giustificare questo tipo di atteggiamento, se non quelle che fanno capo alla nostra personale difficoltà e paura di affrontare l’argomento in termini educativi.

gabrieleviti

Edited by Krasin - 15/6/2014, 23:44
 
Top
Krasin
view post Posted on 29/8/2013, 16:34     +1   -1




In Gran Bretagna

I disabili, il sesso e la pornografia Il reality abbatte l'ultimo tabù

Le telecamere riprenderanno la vita di alcuni ragazzi portatori di handicap e i loro desideri sessuali


Monica Bellucci e Riccardo Scamarcio in una scena di Manuale d'Amore 2

I protagonisti dell'ultimo reality show che sta già facendo discutere la Gran Bretagna sono i disabili e il sesso. Il programma, "Can have sex, will have sex" (Possono fare sesso, faranno sesso), riporta Dagospia, andrà in onda su Channel 4. In pratica le telecamere riprenderanno alcuni giovani portatori di vari tipi di handicap che affrontano l'ultimo tabù: l'attività sessuale.

Per esempio, c'è una mamma che assolda una escort per il figlio John, 26 anni; c'è un ragazzo affetto da paralisi cerebrale che sogna di diventare il re del porno, poi c'è Leah, 24 anni, affetta da fragilità ossea che non vuole rinunciare ai piaceri dell'erotismo. E ovviamente, è subito scoppiata la polemica. Questo è un programma per voyeurs o uno show-documentario che vuole davvero far vedere le difficoltà che hanno i disabili?

liberoquotidiano.it
 
Top
Krasin
view post Posted on 7/9/2013, 10:55     +1   -1




Il sesso dei disabili e l’abbraccio di una madre

di Simone Fanti



Ho una confessione da fare… anche i disabili fanno sesso. Eh eh l’ho messa sul ridere, ma la sessualità e la disabilità sono un tabù per la società (Leggete il bel racconto autobiografico di Franco Bomprezzi). Questa volta non scriverò io (ne avevo già parlato qui), lascerò, com’è giusto che sia in un blog, la parola ad Ann, una mamma coraggio e alla sua lettera.

«…Il post (quello su Quasi amici) arriva a puntino: proprio stamane l’insegnante di sostegno di mio figlio si è lamentata del fatto che se una compagna di classe passa vicino alla carrozzina, il mio ragazzo l’afferra per il braccio, non la lascia andare etc etc. «La pulsione sessuale è terribile» mi dice come se fossi un’anima bella che non si è accorta che il figlio è cresciuto. Ovviamente le ho risposto in modo brutale sconcertandola. Avrà fatto pure il suo addestramento come sostegno con allegato corso di “psicologia del disabile” in 12 lezioni ma… non può comprendere proprio tutto perché non lo vive.

«Una madre della mia sottotribù invece mi ha insegnato parecchio. Lo scorso settembre mi ha telefonato alle due di notte chiedendomi di andarla a prendere in una certa via e di portare la macchina grande con il mio tagliando perché era con suo figlio e la carrozzina. Quando arrivo sul luogo li trovo per strada con due tutori dell’ordine imbarazzatissimi e rossi come peperoni. Carico in macchina figlio, carrozzina e madre e andiamo in un locale del centro ancora aperto dove mi racconta quello che le è successo.

Il figlio è maggiorenne, lei è divorziata e il padre si è rifatto una famiglia completa di due figli sani ancora pargoli. Così è toccato a lei provvedere (alla sessualità del figlio ndr) perché la nuova moglie… non gradisce. Indagini lunghe e discrete presso colleghi e amici per trovare una “casa” con una tenutaria e ragazza disponibili, ovviamente a prezzo maggiorato, ad accogliere un disabile. Per un po’ va bene e il ragazzo è felice e la ragazza è “fissa”.

Purtroppo quella sera arriva una incursione. Lei è seduta vicino all’entrata con un libro di matematica (è insegnante), i suoi bravi capelli brizzolati e la figura pesante dei suoi anni. Sconcerto dei tutori dell’ordine neanche avessero visto un gatto in un canile. Poi una delle tutrici dell’ordine arriva trafelata “c’è di là un ragazzo che chiede della mamma”. La mia amica si alza e dice “mbeh penso che dovrei vestirlo se c’è qualcuno che mi aiuta”. Panico tra i custodi della legge. Alla fine permettono alla “ragazza fissa” di aiutare la madre.

Poi bisogna portare tutti, clienti e ragazze, in centrale dove verranno identificati mentre la tenutaria viene arrestata. Sono pronti due furgoni di sotto. La mia amica propone di seguirli con il figlio con la propria macchina ma i tutori rifiutano. Allora come far salire il ragazzo, ormai molto agitato, sul furgone? Altro panico e intanto la maitresse blatera che lei fa un buon servizio sociale e che aiuta i bisognosi, vedete c’è pure il povero disabile etc. Alla fine due forzuti tutori scaraventano ragazzo e carrozzina sul furgone delle ragazze che lo accolgono con boati, urla e risate.

In Centrale arriva subito il magistrato che messo al corrente della particolarità non sa che pesci pigliare. E qui la mia amica mi racconta un colloquio surreale:
– dove è suo marito? Io non ho marito, mi ha lasciato, pochi disabili hanno il padre.
– ma lei non ha un fratello o un amico per queste cose? No sono figlia unica e questa faccenda non si delega agli amici. Il resto lo tralascio e dico solo che non ho mai riso tanto in vita mia.

Si Simone c’è da ridere perché nella vita normale ci sono i mariti e gli amici, che spariscono nella vita con un disabile. Perché certi argomenti sono da uomini normali, ma le madri dei disabili a volte devono comportarsi da uomini, che lo vogliano o no. E uomini stessi, quelli che fanno le leggi, quelli che comandano, quelli che ci abbandonano a noi donne e madri diverse, non lo capiscono.

Anche se c’è un danno cerebrale, i nostri figli crescono e gli ormoni quelli sono. I danni cerebrali a volte provocano modifiche fisiche significative (bava alla bocca, incapacità di camminare) ma la voglia di affetto, di un abbraccio, di un rapporto c’è sempre. Però nessuno dei normali si sofferma su questo problema: per tutti il disabile è un “infelice” (come si diceva una volta) e non un essere umano con i suoi sentimenti e i suoi bisogni. Forse si considera il disabile un angioletto puro, a volte brutto da vedere (altro che i puttini del Mantegna!) ma comunque un qualcosa amorfo e non un qualcuno.

Ho l’impressione, poi, che molta gente non si renda conto che i nostri figli debbano farsi la barba come tutti e dobbiamo fargliela noi e così per tante altre cose. Ho l’impressione, invece, che molta gente pensi che quando i nostri figli sono in casa si fanno la barba da soli, mangiano da soli e vanno in bagno da soli. E queste cose, elementari e sgradevoli, raramente vengono fatte vedere per l’intero in un film, mitico per tutti “il figlio della luna”.

E allora come invocare la società perfetta, come meravigliarsi dello sconcerto e dell’imbarazzo di un normale quando nessuno gli scaraventa la realtà sotto il naso. Una realtà elementare: un disabile ha bisogno di tutto ma proprio di tutto, senza ipocrisie e senza repulsione, e senza neppure “distinguo” tra padre e madre perché Madre Natura non fa sconti anche quando fa un torto.

Più che invocare una società perfetta non sarebbe meglio spingere tutti noi a una riflessione più concreta, meno moralistica, più veritiera? E diciamolo “più naturale”! E infine, finale come in tutti i film che si rispettino: la mia amica ha trovato un’altra “casa”, il figlio sembra contento della “nuova ragazza”, non ha avuto conseguenze, l’ex marito non ha saputo niente e il 14 febbraio ha ricevuto un mazzetto di roselline. Perché spesso quello che si nega ad un disabile si nega anche alla madre».

Queen Ann


invisibili.corriere.it
 
Top
Krasin
view post Posted on 14/9/2013, 10:11     +1   -1




Una ragazza disabile e il sesso

disabili-e-il-sesso

“Ammetto di essere stata abbastanza indecisa su come iniziare a scrivere, per non risultare cervellotica o noiosa. Ho deciso allora di accantonare qualsiasi formalismo accademico, e di parlare, anzi di scrivere, come se stessi tranquillamente conversando con un mio amico, sotto le stelle, con in mano una sigaretta e assaporando del buon Muller Turgau.

Parlando di sesso, c’è un’immagine che mi appare ben definita nella mente. È un filmato amatoriale che fecero più di vent’anni fa durante uno show di un gruppo rock americano, ormai sconosciuti.

Allora i musicisti erano dei ragazzi alti e coi capelli lunghi e selvaggi, armati di amplificatori e di tutta la freschezza, la sensualità e l’irruenza che solo chi vive di Rock and Roll può conoscere, attitudine edonista e post decadente che ti porta a vivere nell’oggi e nei suoi piaceri come se il domani non dovesse mai arrivare.

Vi è un pezzo durante il filmato in cui il cantante, bellissimo con addosso una t-shirt strappata, cappello da poliziotto e fasciato nei pantaloni di pelle,è cosi dannatamente infuocato dalla musica quasi fosse sotto incantesimo, avviluppato in quelle melodie sinuose e ammiccanti che egli stesso sta cantando che, dopo aver danzato con l’asta del microfono per il palco, felino, leggero e sensuale al contempo, a occhi chiusi vi si avvinghia contro accarezzando il microfono con le mani e strusciando ritmicamente l’inguine turgido contro l’asta. È un gesto di una spontaneità spettacolare, in cui il tasso erotico che deve esserci stato sul palco in quel momento è talmente reale e palpabile che lo si può avvertire distintamente anche solo guardando quel filmato a distanza di anni. E non vi è assolutamente nulla di esplicito o volgare, avviene tutto nella piu naturale maniera da “presa diretta on-stage”, tanto che il momento è cosi breve che non credo sia rilevabile ai più disattenti o a coloro che non sono mai saliti sul palco o abbiano assistito a un concerto dove la musica dionisiaca avvolga ogni cosa.

Ebbene si, parlando di sesso non mi vengono in mente filmetti pornografici di serie C, cosi scontati e banali da essere noiosi, e cosi ridicolamente espliciti da palesarsi come finti, finti almeno come le tette siliconate delle protagoniste.

Se penso al sesso lo ricollego a questa creatura splendida e cosi sessuale da far accapponare la pelle pur essendo completamente vestita, quest’uomo così eccitato dalla musica che sta suonando da non riuscire a contenersi, a darsi un freno tanto è vera e potente l’energia erotica che lo sta avviluppando in quel momento, energia vitale e vivifica che sprizza da ogni poro della sua pelle, vibra e cui tutti coloro che lo guardano sono trascinati da quell’estasi mistica e carnale, energia che avvolge tutti i suoi movimenti in una sensualità cosi elegante, splendida ed ipnotica che nessuna verga di 23 centimetri può nemmeno affrontare il paragone.

Quello che voglio dire è che ridurre una cosa cosi potente e meravigliosa come il sesso a un semplice atto meccanico “dentro-fuori-dentro-fuori” significa togliere all’essere umano una riserva di energia illimitata e stupefacente, significa privarlo di una delle esperienze più straordinarie che mai si possano sperimentare.

È impressionante l’energia che si forma quando viene coinvolto tutto il corpo, quando viene stimolato ogni centimetro di pelle nascosto come fosse il più effimero e prezioso, quando la persona con cui stai scopando non si limita a infilartelo dentro concludendo con un misero “ OH! Sono venuto!” ma non solo te lo mette dentro, bensì è felice di farlo, con una varietà di modi che va dalla dolcezza più romantica alla prepotenza più violenta.

Perché in quel momento il desiderio è talmente forte e spasmodico che ti vorrebbe mangiare, succhiare, divorare viva. Perché non gli basta quel “OH! Sono venuto!”. Perché non si può ridurre l’atto sessuale a questo. Non si fa sesso con solo i genitali, ma si fa sesso con tutta una persona, con ogni parte del suo corpo, la si vuole a tal punto che ogni minimo dettaglio, ogni curvatura, ogni vibrazione, la si fissa in testa e la si vorrebbe incastonare nella mente, prendere e assaporare fino a diventare un tutt’uno, fino a che ogni odore e sapore dell’altro sprigionano una carica talmente estasiante che i movimenti, i respiri finiscono col diventare cosi armonici che davvero due corpi ora distinti sembrano poi diventare un’unica cosa.

E non conta quanto un corpo può apparire perfetto da fuori, ci sono ragazzi che se esteriormente appaiono come dei top-model, poi a letto hanno l’iniziativa e la carica di un bradipo morto per gonorrea.

Il cosiddetto sex appeal , l’attrazione per cui non puoi non vibrare fino al midollo guardando un’altra persona è qualcosa che si espande da dentro, dalla personalità, è un fascino così irresistibile ed ipnotico da avvolgere ogni gesto, ogni piccolo movimento, che trascende la decadenza cui inevitabilmente va incontro l’involucro esterno, che è più forte di qualsiasi apparenza limitata nell’arco di un breve tempo.

La sensualità, quella vera, è capace di farti bagnare gli slip con una sola occhiata, con un solo sguardo.

No, non sto esagerando, e sapete perché?

Perché il pene è semplicemente un’appendice di pochi centimetri attaccata a un corpo, tutti ce l’hanno, e sono benissimo sostituibili con un buon vibratore che almeno va a batterie ed evita anche il rischio di defallaince. Lo sguardo invece trasmette la personalità unica e individuale che coincide formando un unicum indistinguibile con tutto il corpo, il guizzo degli occhi o gli sguardi fissi e penetranti, i gesti, i dettagli, le parole trasudano tutta quella passione talmente forte da attanagliarti i sensi, da lasciarti senza fiato, da farti sprofondare dentro in un vortice fino a che tutto il tuo essere è spogliato ed eccitato da qualcosa di molto più potente di qualche stupido centimetro di pelle.

È la mente e la consapevolezza del volersi possedere a vicenda che fa vivere e pulsare di energia erotica la carne. È il cervello che deve essere per primo stimolato, usando tutte le risorse che madre natura ci ha dato,musica compresa, e attraverso tutti i cinque sensi. Altrimenti, se così non fosse, avrei già il cassetto pieno di dildo, ma questo, come ho già detto, significa far scadere il sesso in un atto freddo, meccanico, sterile. Ed esattamente ciò che una trombata non deve mai, mai, mai diventare.”

Lady S.
loveability.it


Edited by Krasin - 16/9/2013, 11:43
 
Top
Krasin
view post Posted on 15/9/2013, 10:31     +1   -1




Aprirà in Inghilterra la prima “casa di piacere” per disabili

LApollonide-testo

Aprirà nel Buckinghamshire, nel 2014. L’idea, che ha scatenato un dibattito acceso nel Regno Unito, è venuta a Becky Adams, ex tenutaria di case di appuntamenti che un anno fa ha deciso di costituire un’associazione che metta in contatto domanda e offerta.

BRUXELLES – Il primo “bordello” per disabili aprirà in Inghilterra, nel Buckinghamshire, nel 2014. L’idea, che ha scatenato un dibattito acceso nel Regno Unito e non solo, è venuta a Becky Adams, un’ex tenutaria di case di appuntamenti che, un anno fa, una volta appesi i tacchi a spillo e la stola di pelliccia al chiodo, ha deciso di costituire un’associazione chiamata ParaDoxies, che metta in contatto la domanda e l’offerta: in questo caso la domanda è rappresentata da persone disabili che vogliono avvalersi delle prestazioni di una prostituta in una casa chiusa, mentre l’offerta sono le lavoratrici del sesso stesse che offrono volontariamente e gratuitamente le loro prestazioni, di tanto in tanto. In pratica, se una persona su una sedia a rotelle contatta la signora, lei cerca di trovare una escort che viva in un appartamento dotato di ascensore o di rampe accessibili. E il tutto gratis. Ma non è sempre semplice. Da qui, dunque, il progetto di una casa chiusa specificatamente pensata per disabili. Adams, che ha investito già circa 75.000 euro nel progetto di quello che lei chiama “un centro per la salute e l’educazione sessuale per le persone con disabilità", ha dichiarato a Radio 2 della BBC e al blog BBC Ouch di aver ricevuto molte mail sia da persone interessate a usufruire delle prestazioni del futuro bordello, sia di escort disposte a lavorarci.

In Inghilterra le case chiuse sono illegali, ma a chi le chiede come intende ovviare al problema, Becky Adams risponde: “Il nostro è uno scopo nobile: educare le persone con disabilità a una sessualità sana e a conoscere meglio il loro corpo, quindi non si tratta in realtà di una casa di appuntamenti”.

“I disabili hanno le loro relazioni come le persone normodotate”, aggiunge Adams. “Si sposano, convivono, hanno rapporti sessuali esattamente come chiunque altro. Però, come chiunque altro, a volte possono sentire il bisogno di ricorrere al sesso a pagamento o di avere un contatto con una persona estranea, e noi vogliamo dar loro questo diritto, come lo hanno le persone che non hanno una disabilità. A volte, però, questo non è possibile perché le lavoratrici del corpo (così le chiama Adams, NDR) non pensano all’accessibilità dei loro appartamenti quando si stabiliscono in un posto”.

Il nuovo centro che Adams aprirà sarà dotato di rampe, elevatori e altri accorgimenti per un’accessibilità al 100%.

“I clienti potranno essere uomini, donne o coppie”, aggiunge. “Ad esempio c’è chi ha avuto incidenti traumatici e non se la sente di trovare subito un partner, ma incontrare una delle nostre ragazze per farsi fare magari, che so, un massaggio può far bene all’autostima. Un altro esempio può essere quello di una persona autistica a cui poter mostrare come rimorchiare una donna… Poi ci sono quei clienti che non possono avere un rapporto sessuale completo, ma che magari hanno piacere nell’avere un contatto fisico con una bella signora. Molte delle persone che si offrono per lavorare nel centro che aprirò sono ex infermiere, o persone che comunque hanno lavorato in strutture per disabili, quindi sanno come comportarsi in tutte le situazioni”. E a chi le chiede se lei stessa offrirà i suoi servigi alle persone che contatteranno il centro, la sua risposta è un laconico “no”.

gennaio 18, 2013
(Maurizio Molinari)
loveability.it
 
Top
Krasin
view post Posted on 16/9/2013, 10:42     +1   -1




Una prostituta per il fratello disabile

acquerello_donna_che_dorme

E’ da un pò che ci penso…non è facile per me ma credo che se mi applico possa essere anche fattibile…che cosa?….mettere nero su bianco la mia ricerca di una prostituta per mio fratello disabile. Non ho problemi a chiamarla Prostituta perchè tale era e tale è…ma in questa definizione lungi da me il pensare che l’epiteto o meglio la definizione del compito che svolge sia vista negativamente; anzi tutt’altro. Chiamarla Prostituta con la P maiuscola è intanto inquadrare la persona che cercavo.

Da un pò di tempo si dibatte della figura dell’assistente sessuale sia per uomini che per donne, la mia esperienza è stata fatta per un uomo, mio fratello, ma credo, anzi ne sono certo, che l’avrei fatto anche se fosse stata mia sorella.

Stanco di sentire come succede molte volte in famiglia mio fratello che si lamentava con mia madre del fatto che a 34 anni non avesse ancora fatto all’amore, che non riesce a trovare una donna, che la vita gli è stata disgraziata ….che…che ….che ….insomma un mucchio di che e poche risposte…un pò perchè l’amore quello vero si cerca, si incontra, capita, non lo si può programmare….un giorno mia madre esausta mi prese in disparte e mi disse che era molto difficile per lei continuare a vedere il figlio così incazzato, triste e diciamolo pure con quel chiodo fisso che molti di noi hanno specie se alla prima volta.

La prima volta è la prima volta e quanti di noi possono dire di averlo fatto con intelligenza, con amore, con tutte quelle cose che si leggono nei bigliettini dei cioccolatini perugina…bhè per molti forse è così…ma per molti altri si è trattato di una botta visto che la cosa non è stata vissuta secondo i classici canoni estetici.

Ovviamente io stò portando la mia esperienza di maschio ma secondo me, e secondo i molti scambi di opinione avuti con donne, la cosa mi sembra sia discretamente rovesciabile.

Io sono sposato da molti anni con una donna ho tre figli e non mi sono mai posto questo genere di problema…. e quindi i classici giri che si facevano a 18 anni da ragazzi in auto è da un pò che non li faccio (alzi la mano chi non ha mai fatto il “putan tour” di Sabato sera….) …Che fare…come fare…da chi andare…se la si butta in discorso da bar la cosa sembra di facile soluzione in realtà i problemi da affrontare sono molteplici primo perchè mio fratello è in carrozzina e non può certo fare la cosa in auto….secondo perchè volevo individuare una persona che fosse Italiana e non extra comunitaria gestita da racket o cose simili, volevo un posto accessibile, pulito, una persona che potesse avere del dialogo…si lo sò parlare di dialogo e di sentimenti è un confine molto sottile e difficile…quindi non voglio per il momento prenderlo in considerazione…insomma una marea di problemi…per sdrammatizzare potrei dire che la disabilità è una cosa difficile …andare a donne o a uomini da disabili è leggermente più difficile…insomma come dice una nota pubblicità “è un mondo difficile”.

L’ultima cosa, e l’ho lasciata per ultima perchè le barriere archittetoniche il posto ecc…sono tutte cose che si possono risolvere…trovare una persona che volesse fare l’amore con lui. Non crediate che sia così facile trovare delle donne o uomini disposti a relazionarsi con un disabile nel senso che mi sono accorto che a determinbati livelli (non certo ovviamente quelle per la strada) possono permettersi tranquillamente di poter scegliere.

Mi metto quindi su internet e inizio a scrivere alcune parole chiave come escort (sì la parola prostituta a livelli medio alti non viene presa in considerazione), la città, i chilometri …alcuni siti ti fanno inserire il CAP…alla faccia dell’organizzazione, la nazionalità e alcune caratteristiche fisiche…è incredibile in quante caselline possiamo definire un corpo umano…questa è stata forse la cosa più curiosa …si parla sempre del fatto che prostituirsi non sia un lavoro…a determinati livelli, e qua mi ripeto, è gestito come un bussiness, una volta compilate tutte le caselline non è che ti senti uno sfigato che stà cercando una donna per amore …ma come uno che vuole provare un esperienza diversa…che ne sò bungin jumping, scalare una montagna…pensatela come volete….è dall’inizio del mio racconto che non stò parlando di amore ma di altro.

Nel frattempo individuo una ventina di donne con un età che andava dai 30 ai 45 anni…non mi interessavano giovani…proprio perchè credo si dovesse cercare anche una certa maturità….apro una piccola parentesi, mia moglie è stata la persona con cui mi sono confidato e che mi ha supportato…non è facile girare per siti di escort alla era con la moglie che ti capita dietro…per lo meno io non l’avevo mai fatto…
La cosa più difficile per me e anche all’inizio imbarazzante è stata quella di chiamare queste donne…ovviamente i numeri cambiano spesso…ti dicono di richiamare perchè sono impegnate (ah ecco ribadisco che il lavoro non è in crisi….anzi…se professioniste non ci danno il giro) …cerchi di spiegare la cosa e circa il 30% mi ha detto di no subito, con altro 30% non si riusciva salire nell’appartamento perchè con barriere archittettoniche un 20% scartato da mio frtello perchè non di suo gradimento…con il 20 % ok….le percentuali a questo punto, siccome immagino le donne inorridite dal fatto che le stò trattando a livello di numero, sono d’obbligo per fare capire che bisogna contattarne parecchie per venirne a capo. Riesco quindi a parlare e da un primo contatto telefonico capisco quali siano quelle con cui continuare il discorso (diciamo che ho fatto il venditore per molti anni e quindi riesco discretamente bene a scremare le persone).
Fisso un appuntamento per mezzogiorno e vado da solo al primo appuntamento, per vedere il posto, per vedere la persona, per parlare con la persona, per spiegare alla persona…..mi riceve e si vede benissimo che è abituata a trattare con la gente, mi accomodo e si passa una mezzoretta a chiaccherare amabilmente del più e del meno…vengo quindi a sapere che lei ha già diversi clienti con forti disabilità e che quindi “si fà fin dove si può”….ecco questa è stata la frase più bella, nel senso che, diciamocela tutta, uno dei problemi che potrebbero assillare chi dovrà gestire la cosa sono di tipo clinico….siccome parlavo di prima volta…per noi tutti, la prima volta almeno ci ricorderemo i battiti del cuore…a mille…almeno ci ricorderemo dello stress e via discorrendo…quindi finchè guidavo mi ero ripromesso anche di parlare di questo…ma la frase “si fà fin dove si può”…mi ha rasserenato.

Fisso quindi l’appuntamento per la settimana successiva e accompagno mio fratello…..in macchina abbiamo parlato poco.. ho solo cercato di evidenziare bene che la cosa non doveva essere vista come amore…ma come atto sessuale/rapporto amoroso (non sentimentale)…lo acompagno in stanza me ne usco augurando ad entrambi buon divetimento.

Ricevo poi una telefonata dopo due ore e vado a prenderlo, mi hanno fatto entrare in camera, abbiamo bevuto un caffè tutti e tre e molto cordialmente abbiamo chiaccherato per un’altra mezzoretta….nel frattempo i tre cellulari che lei aveva sopra il divano suonavano o meglio si illuminavano in continuazione…ma lei non era per nulla preoccupata anzi si è trattenuta tranquillamente a chiaccherare….prima di chiudere il racconto dirò che ha speso 100 euro anche se la tariffa era di 200…nel senso che và a simpatia e questo è confermato dai vari report che fanno gli utenti del servizio offerto…segno che a Lei siamo risultati anche simpatici e la cosa è stata reciproca.

E’ trascorso un pò di tempo, io non ho più chiesto nulla a mio fratello nel senso che il patto era che io organizzavo la cosa la prima volta poi lui una volta capito lo schema si sarebbe arrangiato…mia madre dice che da quel giorno è un altro e la serenità è ritornata in casa. Secondo me in questo periodo Lui non ci è più andato, per il momento il tutto gli è servito per capire che sesso non è amore…cosa non facile da capire nemmeno per molti normodotati.

loveability.it
 
Top
Krasin
view post Posted on 17/9/2013, 12:31     +1   -1




Sesso & Handicap: i disabili hanno libero accesso al sesso?



Che vuoi che c’entri il sesso coi disabili?!!
Se uno è handicappato mica se le fa le pippe!
Quella è roba da gente sana, non scherziamo!
Ci vuole la carburazione funzionante…

.. e invece la volete la verità? Non solo il buon vecchio disabile le pippe se le fa, ma fa anche all’amore… corpo, testa e ambiente sociale permettendo!
E certo perché sempre di persone si parla, e tutti quegli impulsi strani e birichini che tante volte elettrizzano gli altri ce li hanno anche loro: mica son fatti di pongo!
Ma purtroppo a quanto pare parecchi pensano che i disabili non abbiano una vita sessuale o peggio non la debbano avere.

Attorno all’handicap c’è infatti un alone di idiozia e preconcetti che determina la relegazione in ambito sociale di chi ne è portatore poco più che alla pubblicità progresso o a quella dell’8 X 1000.
Ma gli handicappati – passatemi il termine non politically correct (concetto questo comunque di per sé ampiamente criticato, come si può leggere su Wikipedia) – non possono essere reclusi al rango di strumento di intenerimento, né essere oggetto di pregiudizi per i quali non dovrebbero aver libero accesso al sesso.
Se si parte dal presupposto che chiunque dovrebbe poter vivere una sessualità gratificante e piena, bisogna cominciare a distruggere questo tabù.

Parliamone un po’ allora.

Girando sul web alla ricerca di sesso sfrenato ho avuto invece la fortuna di imbattermi in alcuni post del blog di Maximiliano, un uomo affetto da distrofia muscolare da quando aveva 2 anni: “un mucchiettino di ossa storte”, si definisce lui stesso. Ma vivo e dalle disarmanti apertura e lucidità, aggiungo io, senza contare la sua notevole dose di inventiva che gli ha permesso di partorire il progetto Diversamente Agibile, che è – in buona sostanza – una guida turistica on-line per disabili (soprattutto motori) scritta da disabili, in cui vengono recensiti i servizi e le strutture incontrati nei vari viaggi in giro per il mondo e per l’Italia e le loro accessibilità da parte di chi ha problemi fisici: apprezzo moltissimo questo progetto dati l’attinenza e il parallelismo con la mia visione di “società ideale”.
Maximiliano è inoltre – tanto per fare un po’ di gossip – sposato con Enza, una bellissima donna siciliana, di cui è innamoratissimo e da cui è ricambiatissimo, come possiamo leggere in questa sua autointervista scritta dopo un mese dal loro matrimonio, o nei suoi post della categoria “Mi Sposo”.

E bravo Maximiliano.

È grazie a lui ed ovviamente al web 2.0 che ho avuto la conferma che i disabili hanno le stesse esigenze sessuali di tutti noi, che vanno dai pensieri erotici ai rapporti sessuali completi passando dalla masturbazione.
Ci tengo a precisare che in questo post mi riferisco solo a quelle persone la cui disabilità permette l’accesso anche difficoltoso ad una vita sessuale: dalla tetraplegia ai ritardi mentali sono un mucchio coloro che potrebbero vivere una sessualità gratificante ma a cui viene troppo spesso negata.
Per quanto riguarda tutti coloro che invece soffrono di disfunzioni erettilli e altri disturbi della sessualità dico solo che molti di questi sono risolvibili – specie se di origine nervosa ma anche in vari casi di origine fisica – e che in ogni caso un buon medico (quelli che, per capirci, hanno davvero a cuore i propri pazienti oltreché essere competenti in materia) potrà aiutare a risolvere o convivere con la propria condizione.

Ritornando ai portatori di disabilità motoria dobbiamo riconoscere intanto che per loro le difficoltà di origine fisica si uniscono a quelle di tipo sociale.
Per le prime c’è da dire che se riesci a usare pollice e indice ti sei garantito l’autonomia masturbatoria (per i maschietti… alle femminucce magari basta l’indice)… che non è poco dato che gli altri si devono far aiutare, cosa assolutamente problematica per chi non ha un partner e per coloro che vivono laddove non esiste assistenza sessuale “pratica” (se capite cosa intendo..) per i diversamente abili (come per es. in Italia).
E qui si apre anche il capitolo delle difficoltà di tipo sociale, dato che mi immagino già qualcuno saltare sulla sedia:
“Ma come, vorresti mandare i disabili a puttane?!!”.
Su questo bisogna chiarirsi perbenino: PRIMO bisogna saper distinguere tra prostituta e prostituta: una donna che sceglie consapevolmente tale mestiere è ben diversa da quelle che vi sono costrette, quindi non sono in linea di principio contrario alla prostituzione (mi viene da pensare a Bocca di Rosa di De André, per esempio), perciò non vedo perché se un uomo a cui funzionano le gambe ci può andare non dovrebbe avere lo stesso diritto uno a cui non funzionano (su tutto questo voglio precisare che la realtà è differente dalla teoria e che credo che la stragrande maggioranza del fenomeno della prostituzione sia disgustoso, per intenderci: non mi piace la prostituzione che vediamo tutti i giorni per strada e ancor meno i puttanieri e meno ancora i giri che ci sono dietro, io mi sto riferendo solo a quelle donne che scelgono di fare le prostitute in totale libertà e felicità: se le prostitute non sono pienamente felici, io sono contrario); SECONDO non stavo pensando di mandare i disabili a puttane, ma di istituire anche in Italia l’esercizio delle assistenti sessuali per disabili, come già avviene per esempio in Svizzera e in altri paesi dell’Unione Europea. Ora mi chiederete: e che fanno queste assistenti sessuali? Non ci fanno forse all’amore coi disabili? Certo, possono farlo qualora fosse il caso – anche se le loro mansioni non si limitano certamente a questo – e in questo sarebbero in fondo delle prostitute… ma di un tipo particolare, senz’altro del tipo che io permetterei: nella puntata delle Iene di martedì scorso c’era un servizio in cui Pellazza intervistava 2 assistenti sessuali per portatori d’handicap svizzere da cui traspare l’utilità che tale figura professionale può avere per molti che non possono vivere la sessualità in altra maniera. Fra le altre cose, una di loro dice chiaramente che non farebbe mai la prostituta “normale” in quanto per lei quello che fa ha tutto un altro significato rispetto alla normale prostituzione.
Ulteriori approfondimenti sulla masturbazione di un disabile motorio li potrete trovare nell’interessante post di Maximiliano, avendo cura di leggere anche i commenti al post, che valgono almeno quanto il post stesso; i dubbi di una escort che non se la sente di avere come cliente un disabile li potete trovare sempre in un post di Maximiliano e nello stesso blog di Alexia, la escort in questione (ci tengo a precisare che è lodevole il proposito di Alexia di mettere in piazza le sue difficoltà e cercare il confronto e la crescita personale, e che non deve certo diventare un obbligo per le prostitute di accettare clienti che non vogliono accettare); mentre notizie di una prostituta che più che volentieri lavora coi disabili e che per questo la società le ha messo i bastoni fra le ruote le trovate in quest’altro post sempre del nostro Max.

Detto tutto questo, rimane ancora da trattare il nocciolo delle difficoltà di tipo sociale che un disabile può incontrare nel vissuto della propria sessualità, e che è presente anche all’interno di questo mio stesso scritto in alcune cose che ho dato per scontate: com’è che quando si parla del diritto di un disabile di vivere liberamente la propria sessualità ci si riferisce sempre alle seghe e alle puttane? (Passatemi i termini: è per dar forza al discorso!)
Com’è che un disabile deve avere tutta questa difficoltà a trovarsi normali partner come tutti gli altri?

L’approfondimento di questi concetti e una soluzione che condivido APPIENO li lascio ad Antonio Capoduro, un’altra meravigliosa persona scoperta su internet:
Antonio è un esperto di formazione a distanza (e-learning) sui temi dell’accessibilita’ e del Web ferventemente convinto che con la diffusione dell’informatica si possa e si debba migliorare la qualità della vita di tutti, e il cui principale obiettivo – come dice lui stesso – è la “diffusione della cultura del libero accesso alle informazioni con professionalità, con razionalità e un pizzico di ironia”.
Estremamente attivo come collaboratore di varie università e riviste, consulente informatico e tanto altro, è a tutti gli effetti una mente “sguinzagliata” e in piena attività al servizio di tutti noi.

In un suo eccellente articolo – di cui consiglio la lettura integrale – pubblicato sulla rivista Anthropos Magazine, Antonio scrive:

Quello della sessualità in generale, e dei disabili in particolare, è un argomento delicato che non si affronta volentieri. […] Premettendo dunque che è stato complicato documentarsi adeguatamente per scrivere del rapporto fra disabilità e sessualità, si può comunque affermare che dai documenti e dai siti internet visitati emerge che il disabile ha un’unica via per soddisfare il proprio bisogno sessuale: la masturbazione. […] i disabili sono considerati “diversi”: a loro le circostanze negano l’appagamento di un istinto al quale neppure gli animali si sottraggono. [...] Se i film erotici sono spariti dal piccolo schermo, sono invece diventate numerose le offerte personali e di numeri a pagamento. E queste pratiche avvilenti ed antieconomiche sembrano essere l’unica alternativa all’amore impossibile del disabile.

Antonio è sua volta disabile, sa di cosa parla.
L’articolo così continua:


[…] A chi pensa che siano poche le alternative per i disabili e che in fondo sia inutile cercarle, sarebbe bello far sapere quanto invece tutto può diventare più facile (anche la disabilità) quando si ha la certezza di avere una persona accanto, con cui si condividono l’affetto, la tenerezza e l’amore. […] La sensazione di gioia che genera un gesto di affetto, o un atto sessuale completo, è grandissima ed è indispensabile all’equilibrio mentale. […] è pericoloso credere che la masturbazione o il sesso a pagamento siano l’unica alternativa.
[…] In Italia esistono alcuni centri di assistenza psicologica sessuale […] Non si arriva mai, però, a soddisfare fisicamente l’atto, perché l’atto sessuale viene considerato estraneo.
[…] In Europa, già a partire dai primi anni Ottanta, esistono organizzazioni che offrono servizi di questo genere […] perlopiù dislocate nei Paesi Bassi, in Germania e nei paesi scandinavi; l’offerta, per i disabili dei due sessi, compresi gli omosessuali, è di prestazioni sessuali e/o di “tenerezza”;
[…] Le problematiche poste da tali servizi sono molte e complesse, perché attengono da un lato al bisogno di espressione del potenziale sessuale delle persone con disabilità, dall’altro alla realtà densa e multifattoriale della sessualità, che chiama in causa non solo la pelle e i genitali, ma anche le emozioni, i sentimenti e le relazioni.
[…] Il lavoro più grande da parte degli operatori e degli psichiatri è portare queste persone a riconoscere i [propri] limiti e la [propria] personalità e stimolare verso una condizione sociale, economica e sessualmente sostenibile.


Eccola quindi la sola ed unica soluzione:

Per fare questo […] Occorre dare la possibilità ai disabili di essere autonomi, di poter sperimentare il mondo esterno e non solo quello della famiglia, delle comunità o delle cooperative. Soltanto in questo modo si può avere una maggiore partecipazione alla vita attiva e sperare quindi in un incontro che dia origine a un rapporto affettivo. […] è necessario creare le condizioni perché l’incontro avvenga.
Occorre quindi togliere il disabile dall’isolamento, inserirlo nella vita sociale e non relegarlo in realtà “protette” ove la protezione impedisce di sperimentare. […] Ci vuole la partecipazione di tutti, maggiore sensibilità e attenzioni ma anche maggiore umiltà da parte dei disabili, che troppo spesso si riservano il ruolo delle vittime; questo atteggiamento li spinge a pensare che tutto sia loro dovuto. […] La fatica nel creare le relazioni accomuna disabili e non, e abbatte la barriera costruita dai pregiudizi. […] L’assistenza sessuale per i diversamente abili va affrontata perché al momento costituisce l’unica e utile risposta al bisogno di soddisfazione del piacere sessuale, è l’unica alternativa alla masturbazione. Questo, però, è solo il primo passo. Per superare davvero il problema della sessualità nei disabili occorre creare le condizioni per eliminare le barriere di pregiudizi e di paure: serve un’azione sociale che spinga le persone ad incontrarsi liberamente, senza timore d’essere giudicate in base alla differente abilità.

Voglio concludere il post con le stesse, semplici parole di Maximiliano:

“non c’è nessuna differenza tra le nostre sessualità“.



liberoesperimento.wordpress.com
 
Top
Krasin
view post Posted on 19/10/2013, 10:19     +1   -1




SexAbility

Secondo un sondaggio, riportato dal sito disabili.com, il 77 per cento dei portatori di handicap si dichiara favorevole all’assistenza sessuale. Gli assistenti sessuali sono delle figure professionali che, dopo aver seguito uno specifico corso di formazione, aiutano persone affette da disabilità fisica o psichica a vivere delle esperienze affettive ed erotiche.

disabili-sesso-2

Secondo un sondaggio, riportato dal sito disabili.com, il 77 per cento dei portatori di handicap si dichiara favorevole all’assistenza sessuale. Gli assistenti sessuali sono delle figure professionali che, dopo aver seguito uno specifico corso di formazione, aiutano persone affette da disabilità fisica o psichica a vivere delle esperienze affettive ed erotiche. Al prezzo di circa 100-150 euro l’ora, gli assistenti sessuali vivono con i disabili delle esperienze fisiche che spaziano dalle carezze ai massaggi, dalla conoscenza del proprio corpo, all’insegnamento dell’autoerotismo. Raramente si raggiunge il rapporto completo.

Questa figura professionale esiste in Svizzera, Germania, Olanda e Danimarca. In Francia, dove questa attività è considerata simile alla prostituzione, c’è un dibattito in corso. In Italia nulla. Almeno fino allo scorso novembre, quando Maximiliano Ulivieri, un blogger affetto da distrofia muscolare, ha lanciato una petizione, intitolata “Assistenza sessuale. E’ una scelta”, che punta a porre la delicata questione sotto i riflettori non solo della politica, ma anche della società italiana. L’iniziativa ha ottenuto il sostegno dell’associazione “Luca Coscioni”. Secondo Maria Antonietta Farina Coscioni “il problema dell’assistenza sessuale è una questione seria ed è materia che va regolamentata attraverso una legge”.

Intimacy

Ci sono storie di disabili come Giulia, che racconta di come una sana educazione sessuale l’abbia aiutata a diventare una donna serena. Quella di Valerio Serafini e sua madre Loredana. Roberto, che considera la possibilità per un disabile di incontrare una prostituta, ma ci sono problemi pratici: “Chi li accompagna?”. I racconti di Alejandro, disabile cognitivo, che ha vissuto con grande disagio e senso di colpa la propria sessualità, soprattutto a causa della sua forte spiritualità. Luana, 20 anni, disabile motoria, che descrive l’ottimo rapporto con la propria sessualità mettendo in evidenza una serie di stereotipi che circondano l’affettività e la sessualità dei disabili. Consuelo Battistelli membro della onlus Blindsight Project, è diventata cieca all’età di 18 anni e rivendica l’assistenza sessuale anche per le donne.

Poi ci sono le aspiranti assistenti sessuali come Debora De Angelis, testimonial del progetto “Love Giver”, che mira a predisporre e promuovere una proposta legislativa di iniziativa popolare per il riconoscimento della figura professionale dell’assistente sessuale.Nell’inchiesta anche esperti del settore come il dottor Altieri, neuropsichiatra, convinto che per i disabili psichici non esista alcuna educazione sessuale, soprattutto perché sono considerati dalle famiglie e dagli operatori come “eterni ragazzi”. Di “sesso degli angeli” parla invece Fabrizio Quattrini, sessuologo.

Da segnalare anche le interviste a Chiara Simonelli, direttrice scientifica dell’Istituto di sessuologia clinica di Roma e Priscilla Berardi, psicoterapeuta, che ci parla della doppia discriminazione quando alla disabilità si somma l’omosessualità Ma come funziona nei Paesi europei dove è già una prassi? Lo abbiamo chiesto a Erich Hassler, assistente sessuale tedesco e a Catherine Agthe-Diserens, presidente dell’Associazione Sexualité et Handicaps Pluriels di Ginevra.

L’ultimo contributo arrivato invece è l’intervista a Adriano Silanus, regista del documentario “Sesso, amore & disabilità”. L’inchiesta partecipativa è ancora aperta e verrà conclusa in estate con un documentario finale.

21 giugno 2013
comune-info.net/2013/06/sexability/
 
Top
Krasin
view post Posted on 23/10/2013, 04:15     +1   -1




I disabili e il sesso: un reality inglese contro l'ultimo tabù

Si chiama Can have sex, will have sex ed è il docu-show che scandalizza i sudditi di Sua Maestà

I-disabili-e-il-sesso-un-reality-inglese-contro-l-ultimo-tabu_h_partb
Una foto del programma (Credits: Foto da video)

Sta già facendo discutere il nuovo reality show che arriva dalla Gran Bretagna.

Si chiama "Can have sex, will have sex" e ha come protagonisti un gruppo di ragazzi disabili e il loro rapporto col sesso. Uno show forte che sfida il tabù della sessualità dei portatori di handicap e mette il pubblico davanti ad una realtà che, spesso, si preferisce non guardare.

Anche i disabili hanno pulsioni sessuali e hanno il diritto di appagarle. E così c'è una mamma che assolda una escort per il figlio John, 26 anni; c'è un ragazzo affetto da paralisi cerebrale che sogna di diventare il re del porno, poi c'è Leah, 24 anni, affetta da fragilità ossea che non vuole rinunciare ai piaceri dell'erotismo.

Il reality andrà in onda su Channel 4 in Inghilterra e le telecamere riprenderanno la vita di questo gruppo di persone 24 ore su 24. C'è chi sostiene che questa trasmissione rappresenti una rivoluzione in fatto di diritti dei diversamente abili e che permetta al grande pubblico di conoscere meglio i limiti dell'esistenza di chi ha peculiarità diverse dalla norma; ma c'è anche chi accusa gli autori di voyeurismo e di poca sensibilità.

Per ora il docu-show non verrà trasmesso in Italia, ma il tema della vita quotidiana dei portatori di handicap meriterebbe approfondimenti che rischiano di essere tralasciati dalle dinamiche degli show televisivi.

societa.panorama.it/televisione
 
Top
Krasin
view post Posted on 24/10/2013, 10:27     +1   -1




Handicap e Sessualità : il Kamasabile

Handicap e sessualità è il tema trattato da Bruno Tescari, presidente della Lega Arcobaleno, nel suo libro il Kamasabile.

Handicap e sessualità perchè il nome Kamasabile


Accesso al Sesso, il Kamasabile è il titolo del libro di Bruno Tescari scritto in collaborazione con Anna Benedetti. Perchè questo nome?

“Il nome nasce per sfottere un pò quelli che ci dicono diversamente abili…in realtà anche perchè si pensa subito a tutte le posizioni del Kamasutra. Per quanto riguarda le posizioni con le vignette su handicap e sessualità che sono sul libro sono state disegnate da Anna Benedetti”.

Una serie di interviste su handicap e sessualità

Questo libro su handicap e sessualità è una raccolta di interviste fatte a molte persone con disabilità fisica, anche grave, e a molti genitori di persone con disabilità mentale…per tentare di sfatare questo tabù, ovvero passare dal tema della sessualità al tema vero…fare sesso!


k1

Handicap e sessualità come comunicare

Già parlare di fare sesso rispetto ad un mondo così edulcorato che ti parla solo di sessualità è difficile…dipende da alcune situazioni soggettive fisiche o mentali, ma soprattutto dipende da una cultura molto retrograda rispetto al tema dell’handicap e sessualità, che regola ancora il sesso tra le cose peccaminose…Eppure è una cosa così bella, non costa una lira, non la consumi, la puoi fare ovunque… Nei dieci comandamenti il sesto dice di non commettere atti impuri mentre l’ottavo dice di non uccidere…come mai si mette sullo stesso livello fare sesso e uccidere?

Handicap e sessualità i pregiudizi

Le persone con disabilità fisica, pur desiderando come tutti gli essere umani di fare sesso sono un po vigliacchi. Ci sono molto spesso motivazioni e pregiudizi su handicap e sessualità : Io non mi metto con quella ragazza che è talmente bella…perchè poi arriva il bel ragazzo fusto normaloide che me la porta via, come se lei fosse un oggetto…

Oppure…lei è disabile, se ha un figlio poi chi lo governa, chi rifà la casa?

Peggio ancora se si tratta di una persona con disabilità mentale… su handicap e sessualità i problemi sono i genitori. Nelle interviste emergono persone che non hanno mai parlato con la figlia di 26 anni della sua voglia di sesso… Già nelle famiglie normali molto spesso i genitori non parlano del sesso e del fare sesso, figuriamoci quando c’è una persona con disabilità mentale…parliamo del mondo occidentale ed italiano in particolare, l’influenza della religione…i disabili mentali è da poco che possono fare la prima comunione.

k2

Handicap e sessualità come regolarsi

Non ho la scienza, ho una certa esperienza su handicap e sessualità del mondo che ho vissuto…prima di dare una risposta a un genitore voglio sapere: tua figlia in che ambiente vive, sociale, religioso, economico, culturale…quali sono le regole familiari…fammi vivere quindici giorni a casa tua, poi ti potrò dire…non è che esista la categoria dei disabili, quindi non posso dare una soluzione valida su handicap e sessualità per tutti, posso dirlo in generale ma non posso applicarla al tuo caso se non vengo a frequentare il tuo ambiente…Abbiate il coraggio di sbagliare e di far sbagliare, molti non vogliono fare questa cosa per paura di soffrire dopo…abbi il coraggio di far rischiare a tuo figlio e tua figlia l’impatto con un mondo feroce…perchè l’amore è dietro l’angolo…e poi rivendico il diritto di fare sesso senza amore.

Handicap e sessualità i problemi “tecnici”…

Bisogna far comprendere ad entrambe le parti che possono godere, a tutti il livelli…tutte le disabilità e a qualsiasi livello…immaginiamo un disabile gravissimo che riesce ad andare a letto con la ragazza: chi porta a letto lui? Un volontario, un assistente…immagina in quella stanza due persone che vanno a letto davanti all’assistente che è utile per rivoltarlo, rialzarlo e girarlo, ma lui è una persona, non è una macchina…cerchiamo allora di far capire ai due e all’assistente che se non si considera il sesso come una cosa normale è chiaro che ci saranno sempre degli impedimenti per handicap e sessualità , io sarei contento di dare assistenza ad una persona che ne ha bisogno ed aiutarla a fare sesso…



abilitychannel.tv/video


Commenti

Bruno Tescari ci ha lasciato. Lo ricordiamo con affetto e simpatia, la stessa che mostra in questa intervista. Ciao Bruno e grazie per tutto quello che hai fatto a sostegno delle persone diversamente abili.
 
Top
Krasin
view post Posted on 28/10/2013, 12:42     +1   -1




La vera disabilità è quella dell'anima che non comprende...
Quella dell'occhio che non vede i sentimenti...
Quella dell'orecchio che non sente le richieste d'aiuto...
Solitamente, il vero disabile è colui che, additando gli altri, ignora di esserlo.

Gladys Rovini
dal libro "Appoggiati a me"


Love-Amongst-Wheelchairs-thauran-flickr-770x472

Edited by Krasin - 9/8/2014, 00:17
 
Top
Krasin
view post Posted on 3/11/2013, 15:50     +1   -1




Sesso, amore e disabilità

sesso-amore-e-disabilita-immagine-poster-300x232

Ci sono amore e sesso nel mondo della disabilità? La risposta è sì.
Ne parlano le persone disabili in 36 video-interviste che sono diventate un film-documentario. E’<<sesso, amore e disabilità>>, un progetto ideato da Adriano Silanus e Priscilla Berardi, rispettivamente regista e psicoterapeuta.
Il mondo sessuale e affettivo delle persone con disabilità è un tema poco conosciuto e su cui si addensano frequentemente disagi, equivoci, ignoranza e pregiudizi. Sono stati percorsi oltre 9 mila chilometri per tutta l’Italia – dalla Lombardia alla Calabria – con lo scopo di raccogliere, telecamera alla mano, i pensieri delle persone disabili sul sesso, amore e affettività.
Le storie raccontano, senza preconcetti ma con onestà, i bisogni sia del corpo sia dello spirito che della mente affrontando argomenti anche scottanti come, ad esempio, l’omosessualità delle persone disabili, il ricorso alla prostituzione, le assistenti sessuali esistenti in alcuni paesi del Nord Europa e i devotee, ossia coloro che prediligono rapporti sessuali con persone in carrozzina o amputate.
L’obiettivo del film-documentario è quello di «dare visibilità, attraverso le testimonianze dirette di uomini e donne con disabilità, ad un argomento di cui non si parla molto come il rapporto tra sessualità, relazioni sentimentali e disabilità>>, fanno sapere i promotori del progetto.
improntalaquila.org

Trailer SESSO, AMORE & DISABILITA'

 
Top
Krasin
view post Posted on 5/11/2013, 14:19     +1   -1




Sesso e disabili: il vero handicap sta nei diritti



Nel bel film “Tornando a casa” (1978), di Hal Ashby, la protagonista femminile fa l’amore con ex militare rimasto mutilato in Vietnam. In uno dei capolavori di Ingmar Bergman,”Il silenzio” (1963), una donna gravemente ammalata si masturba pur sapendo di essere vicina alla morte. Scene ritenute scabrose, che fecero anche un certo (o un notevole) scandalo ai tempi dell’uscita delle pellicole, ma che ponevano (o proprio perché lo ponevano) un interrogativo che tuttora trova risposte sporadiche o parziali, credo, riguardo alla sessualità di persone disabili.

Oddio, non sta certo a me sostituirmi a un portatore di handicap (sia esso fisico, sensoriale, mentale, da trauma o da malattia; e qualcuno considera erroneamente e fraudolentemente in questo novero, dal punto di vista della capacità erotica, anche le donne in menopausa) e rivendicare in sua vece un diritto; perché di diritto si tratta, oltre che di una pulsione come in ogni essere umano: ci sono tanti individui in tali condizioni che questo lo fanno già, a voce alta e in numerose sedi. Ma ho la netta impressione che nel sentire comune queste legittime prese di posizione cadano piuttosto nel vuoto: a prestare loro orecchio sono in genere solo altri disabili oltre a medici, sessuologi, operatori sociali. Almeno, per quel poco che ne so.

Una volta si tendeva a tenere nascosto l’handicap di un familiare o di una persona cara. Oggi è un po’ diverso: li si mostra, e ci si mostra con loro, sollecitando considerazione, assistenza, welfare, la soddisfazione di bisogni primari e non solo. A maggior ragione in un periodo di tagli selvaggi soprattutto allo stato sociale, con carenze sempre più gravi, non ultima quella degli insegnanti di sostegno nelle scuole, e servizi demandati al volontariato, laico ma specialmente religioso. Ma un periodo, pure, nel quale si parla con crescente frequenza (e giustamente, c’è da sottolineare) di diritti fondamentali, costituzionali, messi a rischio da comportamenti e da scelte dei nostri governanti, e quindi a maggior ragione da salvaguardare e valorizzare. Principi per cui vale la pena battersi.

Tutto giusto, tutto sacrosanto. La protezione, l’assistenza e resto. Tutto tranne il sesso, però. Di quello sembra che in apparenza (a dire degli “altri”, i “normali”) loro non abbiano alcun desiderio e nemmeno bisogno. Di quello non si parla e tantomeno si interrogano loro, i disabili, i “portatori” di questa istanza ineludibile (per chiunque). Anzi, accade piuttosto di frequente, al contrario, che giustifichiamo una moglie o un marito che avendo il coniuge disabile cerchino sesso altrove: deve pur sfogarsi, poverino/a, se no come vive? Pur assicurando alla persona cara tutto l’aiuto e tutta la solidarietà di questo mondo. Accade spesso, sì e penso di poterne parlare a ragione avendone avuto qualche esempio abbastanza vicino.

Il nodo è che non si riesce tuttora a fare a meno, o meglio non si rinuncia a considerare il portatore di handicap esclusivo “oggetto” di aiuto e anche di pietà, invece che “soggetto” portatore di diritti. I diritti a cui ognuno di noi ha diritto. Anche e soprattutto quello di fare sesso. A volte perché si pensa che non siano belli da vedere (spesso, davanti a un discorso simile, magari appena accennato, la prima reazione che si sente – che ho letto e sentito – è: “Che schifo. Ma come puoi pensare a una cosa del genere?”): corpi imperfetti, deformi, mancanti di qualcosa, espressioni del viso non usuali, pensieri devianti, perfino desideri inconsueti… Altre volte perché si ritiene che in presenza di una malattia, di una limitata capacità di iniziativa e di movimento, muoiano la bellezza (specie quella patinata, artificiale, iper-curata oggi tanto di voga, che omologa aspetti quanto modi di vestire) e anche la pulsione. “Ma insomma, come potrebbero fare, poi…”. Come se il sesso fosse fatto solo di acrobazie da kamasutra, viene da rispondere. Come se non esistessero le carezze, innumerevoli forme e gradi di intensità del contatto fisico: per fortuna nell’eros non ci sono (o non dovrebbero esserci) limiti all’ispirazione e all’inventiva. Che non farebbe male, tra parentesi, nemmeno ai “normodotati”. Anche se tuttavia mi è capitato di sentire qualcuno insistere, con la preoccupazione negli occhi: “Metti che poi venisse loro in mente pure di procreare…”. Uno scempio. Uno scandalo.

Meglio non parlarne, allora. Che l’argomento resti al più limitato alle discussioni degli specialisti, fra gli “addetti ai lavori”. L’importante è che non si veda, che non si mostri. Al solito: proprio come per gli omosessuali, i transessuali, i “diversi” in genere. Ancora più importante, e peggio ancora, è che il diritto al sesso non si rivendichi pubblicamente. C’entrerà anche la preponderante presenza della Chiesa cattolica, qui in Italia, oltre a quella cura ossessiva del corpo nella quale in tanti cercano una sorta di “immortalità”? Attraverso la quale sentirsi “potenti” ed esorcizzare l’inevitabile decadenza del corpo nel tempo? Un fatto è che all’estero questo problema è stato posto e qualche soluzione si è pure escogitata. In nazioni come la Svizzera, la Svezia, la Germania, l’Olanda, la Danimarca, la Gran Bretagna, perfino la Spagna, sono nate vere e proprie organizzazioni che forniscono ai disabili assistenti sessuali, in alcuni casi prostitute o gigolò ma in maggioranza personale addestrato e specializzato in campo sanitario e sociale: infermieri/e, fisioterapisti/e, massaggiatori/trici e quant’altro.

Si potrebbe obiettare, certo, che si tratta spesso di prestazioni a pagamento. Ed è vero, a quanto ho avuto modo di appurare: il che rende “di classe” (riservato a chi ha sufficienti mezzi economici) un diritto che invece dovrebbe essere alla portata di tutti. Benché in qualche Paese sembra che questo servizio sia finanziato dalla cassa mutua. Ma si tratta in ogni caso di una soluzione, inutile negarlo, che ha il merito di portare alla luce un discorso fino a pochi anni fa considerato un vero e proprio tabù. Che invita a discutere. Soprattutto a pensarci. A tenerlo presente. Tutti. O almeno, dovrebbe. Tenendo presente che sono i “difetti”, e non certo le “perfezioni”, a rendere particolare una persona. A farla “unica”, in una parola. Potrà suonare come un discorso soltanto teorico o, peggio, letterario, me ne rendo conto: “Fai presto a dirlo tu, che non ti ci trovi…”. Ma chi può affermare con assoluta certezza che ognuno in fondo non abbia il suo handicap, i propri limiti fisici o mentali? A cominciare dall’età che avanza, spesso, o dal semplice ma sconvolgente disagio di stare al mondo. In “questo” mondo. Oppure la nevrosi, lo stress, le varie forme di depressione, i piccoli e grandi malanni quotidiani…

La verità, si potrebbe concludere, è che quando si parla di disabili viene fatto di pensare che il vero handicap sono i diritti. Non solo i loro, quelli di tutti. E tutti. Quei diritti spesso negati qui in Italia e per i quali non soltanto vale la pena, ma è sempre più urgente battersi. Per contribuire a cambiare davvero (anche alla luce delle speranze suscitate dalle recenti elezioni) l’andazzo delle cose.



mimmogerratana.wordpress.com
 
Top
64 replies since 21/1/2013, 00:23   1730 views
  Share