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Sesso e disabilità. Il tema è ancora un tabù?

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Krasin
view post Posted on 6/11/2013, 10:14     +1   -1




"Noi disabili vogliamo fare sesso, è un nostro diritto"

La storia di Max, affetto da distrofia muscolare, che sta lottando per istituzionalizzare una figura in grado di aiutare i disabili nell'approccio con il sesso: "Non sono prostitute"

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BOLOGNA - Si chiama Maximiliano Ulivieri, per gli amici Max. Questo 42enne toscano trapiantato a Bologna (dove lavora per diversamenteagibile.it e bolognaforall.it) è affetto da distrofia muscolare e sta facendo il giro del web per una petizione legata al sesso come terapia per disabili.

In un'intervista rilasciata a Tgcom24, Max dice che "Un disabile non ha solo bisogno di mangiare, bere ed essere portato a fare una passeggiata...ci sono anche i desideri e i bisogni sessuali". Max è sposato e ha avuto diverse storie, ma non tutti sono come lui e hanno bisogno di aiuto.

UNA PETIZIONE PER LA FIGURA DI ASSISTENTE SESSUALE PER DISABILI - Il 42enne originario di Piombino ha ideato una petizione per l'istituzionalizzazione della figura dell'assistente sessuale per disabili e la stampa si è immediatamente interessata a lui incuriosita: "L'assistenza sessuale darebbe la possibilità di vivere la propria sessualità - prosegue il ragazzo sempre ai microfoni di Tgcom - a chi altrimenti potrebbe non averla mai... Io sono fortunato, ho sempre avuto un buon approccio con le donne, sono sposato e ho avuto molte fidanzate, ma molti disabili non sanno neppure cosa voglia dire essere toccati da un'altra persona. E tanti non possono, per le proprie disabilità, nemmeno masturbarsi. Sarebbe bello se tutti potessero trovare l'amore, certo, ma nel frattempo hanno diritto a vivere la propria sessualità".

IL RUOLO DELL'ASSISTENTE SESSUALE - "L'assistenza sessuale è un servizio che consiste nell'avere a disposizione un team di specialisti: da psicologi o sessuologi all'assistente sessuale vero e proprio che permette al disabile di entrare in contatto con la propria sessualità. Il modo è deciso caso per caso: ci sono situazioni in cui la persona ha bisogno di vivere un'esperienza per essere spronato, in altri c'è la necessità di soddisfare un bisogno sostanzialmente fisico. L'assistente sessuale non promette di essere il principe azzurro: permette solo di entrare in contatto con questa parte di sé... Incontra la persona che lo/la contatta assieme allo psicologo e decide come e cosa fare. Possono essere carezze, stimolazioni, nella mia bozza di proposta non è previsto il rapporto completo, che sarebbe invasivo per l'assistente, sia metterebbe in gioco altre variabili (anche semplicemente sanitarie e igieniche)".

ASSISTENTE O PROSTITUTA? - Ma perché istituzionalizzare questo ruolo risponde: "Oggi non esiste questa figura e chi volesse fare qualcosa di analogo sarebbe catalogato come prostituta. Esistono vari tipi di terapeuti: perché non uno che sessuale, che cura questo aspetto della vita di una persona? Inoltre la regolamentazione permetterebbe di non trovarsi a confronto con persone o ambienti ambigui... Una prostituta viene da te e fa di tutto perché tu la richiami. Un'assistente sessuale fa di tutto perché tu non ne abbia più bisogno".

(da BolognaToday)
 
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Krasin
view post Posted on 10/11/2013, 23:19     +1   -1




Sesso e amore: voce ai disabili!

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L’art. 25 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle Persone Disabili (13/12/2006) recita: “gli Stati Parti devono fornire alle persone con disabilità servizi sanitari gratuiti o a costi accessibili, che coprano la stessa varietà e che siano della stessa qualità dei servizi e programmi sanitari forniti alle altre persone, compresi i servizi sanitari nella sfera della salute sessuale e riproduttiva e i programmi di salute pubblica destinati alla popolazione”.

Nonostante questo pubblico e globale riconoscimento della centralità della sfera sessuo-affettiva questo tema rimane ancora oggi un aspetto considerato di secondaria importanza rispetto alle cure assistenziali e, per questo, sottovalutato o addirittura negato.

In particolare è possibile notare un’importante contraddizione: infatti è opinione condivisa che gli obiettivi primari di ogni programma di educazione sessuale siano il raggiungimento di responsabilità e di una massima autonomia possibile, tramite lo sviluppo di abilità e competenze specifiche. Eppure quando si parla di sessualità del disabile i principi che guidano gli interventi effettuati sono spesso diversi: acquisizione di una minima autonomia e logica della rimozione dei propri bisogni.

I disabili vengono in qualche modo percepiti dalla famiglia e dalla società come eterni bambini bisognosi di cure e protezione e, per questo, privi di una sessualità adulta. Tale disagio e chiusura, tipici di familiari e degli operatori assistenziali, è spesso frutto della mancanza d’informazioni appropriate. Proprio per questo motivo è necessario rivolgere adeguati interventi di educazione alla sessualità per i disabili e per coloro che vivono a stretto contatto con loro allo scopo di fornire non solo precise e corrette conoscenze sui vari aspetti psico-fisici della sessualità in casi di disabilità, ma anche un valido aiuto su come affrontare determinate situazioni in modo efficace ed emotivamente rispettoso.

Ovviamente, e questo è un aspetto fondamentale, è necessario fornire interventi mirati al tipo di disabilità (fisica o intellettiva). Nei casi di disabilità fisica, ad esempio, l’intervento di educazione sessuale non si discosterà molto da quelli previsti per gli individui normo-dotati ma prevederà, in aggiunta, un training specifico in base alla tipologia di compromissione corporea presente.

Nei soggetti con disabilità intellettiva, invece, è fondamentale che l’educazione all’affettività e alla sessualità sia calibrata in base al grado di severità del disturbo, ai livelli di maturazione del singolo, e alle abilità cognitive, emozionali e comportamentali. Gli interventi, quindi, non sono standard ma devono prevedere obiettivi realisticamente raggiungibili dal singolo che possono andare, nei casi più gravi, dal semplice insegnamento di tecniche per la regolazione degli impulsi mentre, con i soggetti a più alto funzionamento cognitivo, a un vero e proprio sviluppo di abilità e competenze specifiche.

Il crescente interesse per quest’argomento è confermato dalla recente uscita del documentario “Sesso, amore & disabilità“, di Adriano Silanus, Priscilla Berardi, Raffaele Lelleri, Valeria Alpi e Jonathan Mastellari, realizzato dall’associazione Biblioteca Vivente in collaborazione con il Centro documentazione handicap.
In 75 minuti, il film racconta le storie di disabili fisici e sensoriali, di età diverse e di diversa provenienza, alle prese con la propria vita sessuale o di coppia. “In genere, chi lavora con i disabili, penso agli educatori, ai medici e agli insegnanti, pensa al disabile solo in termini di servizi, assistenza, fisioterapia, barriere architettoniche, mettendo in secondo piano la vita sessuale e sentimentale – dice Valeria Alpi del Centro documentazione handicap – Questo documentario mette in evidenza il fatto che il sesso è un aspetto anche della vita dei disabili ed è naturale parlarne“.



sesso.blogautore.espresso.repubblica.it
 
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Krasin
view post Posted on 13/11/2013, 18:49     +1   -1




Sesso e disabilità
andare oltre il tabù
Una petizione online e una proposta di legge popolare per istituire la figura dell'assistente sessuale


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Roma. Una petizione online con quasi tremila firme raccolte, la nascita di un comitato per il sostegno ad un’iniziativa di legge popolare e a breve la raccolta firme in varie regioni. L’argomento è di quelli tabù: sesso e disabilità. E ancora: l’istituzione in Italia della figura dell’assistente sessuale. A condurre la battaglia, sul suo «destriero a 4 ruote» è Maximiliano Ulivieri. Quarantadue anni, web designer, costretto dalla nascita su una sedia a rotelle a causa della distrofia muscolare e felicemente sposato a Bologna, ha lanciato una petizione online (firmiamo.it/assistenzasessuale) perché «anche nel nostro Paese venga istituita questa figura. In Svizzera, Danimarca, Olanda, Svezia e Germania ci sono associazioni che si occupano di questo tipo di assistenza. Addirittura in Olanda è a carico del servizio sanitario nazionale».

Il corpo non solo come fonte di sofferenza

Niente a che fare con la prostituzione. «L’assistenza sessuale a persone con disabilità è praticata da operatori volontari che hanno seguito corsi professionali», spiega Max. E aggiunge: «Così il disabile può riscoprire il proprio corpo come fonte di piacere e non solo di sofferenza». Dalla petizione, «serve passare ai fatti, bisogna lavorare in Parlamento». E Ulivieri scrive una lunga lettera a Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle. Il suo è un appello affinché l’argomento disabilità entri nelle corde e nell’agenda del nuovo Parlamento. E non solo per istituire la figura, pure importante, dell’assistente sessuale. «Ci sono altri aspetti da considerare - si legge nella lettera - l’atteggiamento pietistico verso le persone con disabilità», perché in Italia ancora il disabile è solo un peso «non una risorsa».

L'esperienza all'avanguardia dell'Inail di Roma

A frugare bene tra le pieghe di un’Italia che conta circa 3 milioni di persone con disabilità e che negli ultimi 5 anni ha fatto precipitare il fondo per le politiche sociali da 929,3 milioni di euro a 44,6, qualche storia virtuosa c’è. Come l’esperimento messo in campo dall’Inail nella sede di Roma centro. Qui si è appena conclusa la fase uno di un progetto che la «sessualità la mette davvero al centro», spiega Dario Carrus, il medico psichiatra che con Antonio Cardi, chirurgo urologo, ha seguito il progetto “Dal trauma a nuove opportunità relazionali” insieme all’equipe dell’istituto. L’iniziativa prevede un percorso di sostegno «totalmente gratuito» agli assistiti Inail con gravi traumi e ai loro familiari mirato al recupero dell’autonomia nella vita di relazione e al ripristino delle funzioni sessuali. «Un intervento multidisciplinare - spiega Antonio Napolitano, direttore regionale Inail nel Lazio - per la presa in carico della persona con disabilità non altrimenti rinvenibile in nessuna proposta terapeutica del Ssn o altre istituzioni pubbliche o private». Al progetto - spiega il dottor Carrus - «hanno partecipato persone infortunate fra i 24 e i 60 anni, con lesioni midollari gravissime».

Perché la sessualità?

Affrontare in modo multidisciplinare la sfera sessuale è un fatto nuovo: l’ipotesi del progetto, poi confermata dagli assistiti, è quella che dal momento del trauma in poi nessuno specialista si era mai occupato della loro vita di relazione o delle possibilità procreative. E stiamo parlando anche di ragazzi giovani...

Obiettivi raggiunti?

Il primo, semplicissimo, è stato far affrontare la difficoltà della vita sessuale di coppia. Già dopo pochi incontri molti hanno avuto rapporti sessuali soddisfacenti, persino intrapreso la strada della fecondazione assistita.

Quindi informazione prima di tutto?

Sì. Nessuno degli infortunati sapeva che i mielolesi completi hanno diritto gratuitamente a inibitori delle PdE-2, Viagra per intenderci. Per dare continuità all’attività di consulenza sono stati poi informati i medici di base circa l’esito del progetto…

L’auspicio futuro?

Che il progetto pilota dell’Inail possa servire da modello per un nuovo approccio al tema della sessualità e dei disabili.

(Serena Bournens)
metronews.it
 
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Krasin
view post Posted on 14/11/2013, 18:21     +1   -1




Sesso e disabilità, nelle sale “The sessions”... La recensione

Arriva nei cinema "The sessions". Mark, gravemente disabile, si incammina in un percorso di scoperta del proprio corpo accompagnato dalla figura decisiva di Cheryl, terapista sessuale... Ma la riuscita del film (che potrebbe essere protagonista agli Oscar) è parziale...

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Oggi esce nelle sale italiane The sessions, film presentato in anteprima al Torino Film Festival 2012 e al Sundance 2013: produzione indipendente, è candidato agli Oscar 2013 (Helena Hunt è in corsa nella categoria ‘Migliore attrice non protagonista’), oltre ad aver ricevuto varie nomination ai Golden Globes e ai Bafta.

Il film è ben costruito, particolare, originale come la maggiorparte delle produzioni indipendenti, è sorretto da una discreta sceneggiatura e da due ottimi attori, sui quali svetta il protagonista John Hawkes, magnifico interprete del poeta-giornalista americano Mark O’ Brien, vissuto realmente dal 1949 al 1999. Da un suo articolo del 1990, On seeing a sex surrogate, pubblicato sul The Sun, dalla sua esistenza reale, dal suo percorso di rifiuto e poi di accettazione e scoperta della propria sessualità nasce questa pellicola che ha come titolo originale, appunto, The surrogate. Il film descrive la fase esistenziale di Mark, gravemente disabile, nella quale egli affronta il suo gran senso di colpa verso la famiglia e verso Dio, e si incammina in un percorso di scoperta del proprio corpo accompagnato dalla figura decisiva di Cheryl, terapista sessuale, che lo traghetta nella scoperta tutta nuova di un rapporto sessuale.

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Sottolineo fin d’ora che la riuscita del film è parziale, poichè sia i personaggi che i dialoghi potevano essere maggiormente scolpiti, e inoltre la verosimiglianza di alcune situazioni e figure (il prete è un pò macchiettistico, la terapista del sesso che si infatua del suo paziente è poco credibile) è fragile . La vera e unica forza del film risiede nel mostrare il personaggio principale - ottimamente interpretato nella sua atroce costrizione a vivere gran parte della sua giornata in un polmone d’acciaio a causa della poliomelite contratta a sei anni – sorretto da quel lato caratteriale “salvavita” che si chiama ironia in ogni frase, in ogni istante, in ogni rapporto che sceglie o non sceglie con assistenti, volontari, e terapisti. L’espressività fisica e verbale del protagonista sono inoltre straordinariamente in primo piano e resi con grande maestria (viene alla mente il grande Daniel Day-Lewis ne Il mio piede sinistro). Nel caso di The sessions, come in tanti lavori tratti da testi scritti, però il regista è riuscito debolmente a rendere le sensazioni, le frustrazioni, le gioie e le ansie di Mark, magnificamente descritte invece nel testo; così come la decisione, maturata con grande difficoltà interiore, di rivolgersi a una terapista del sesso per sbloccarsi e soprattutto per conoscere il proprio corpo, le reazioni al primo rapporto sessuale e ai successivi, son frettolosamente e superficialmente tradotte in immagini.

L’importanza di The sessions non può, però, non risiedere nell’aver dato voce al tema grave e spinoso quale quello della sessualità dei e nei disabili. Solo chi ha avuto la stupenda opportunità di passare del tempo ad assisterli può comprendere quanto sia forte in loro l’esigenza di amare ed essere amati: vale a dire essere accettati nelle loro mosse, smorfie e ‘non linearità’, non essere tollerati. Mark-John Hawkes chiede tutto ciò a gran voce.

Anche solo per questo vale la pena di dedicare un pò del nostro tempo a questo film.

21 febbraio 2013
affaritaliani.it/culturaspettacoli
 
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Krasin
view post Posted on 1/12/2013, 20:48     +1   -1




Sesso e Amore nel mondo disabili: Film documentario

Ben sanno i miei affezionati lettori quanto abbia a cuore quest’argomento e per questo ne ho spesso parlato nel mio blog in modo schietto e anche ironico, la sessualità deve essere vista anche come un gioco, se pur in certi contesti può risultare molto difficile. Ciò che ho sempre cercato di fare aveva, ha, come obbiettivo quello di aprire il più possibile la mente delle persone e sperare anche altri si raccontino. Bene, a quanto pare questo mio modo di affrontare lo scottante argomento non solo è servito per coinvolgerci in utili discussioni ma anche ricevere racconti di persone che vivono le stesse problematiche e ultima lieta novità sono stato contattato per partecipare ad un film/documentario sulla tematica sessualità e disabilità!. Figo no?
Veniamo subito al punto, anche perché cercano altre persone disposte a raccontarsi in video interviste che andranno poi a comporre il film. Leggiamo alcuni particolari:
La vita sessuale ed affettiva delle persone con disabilità è un tema messo sotto silenzio, su cui si addensano veti, imbarazzo, equivoci, ignoranza e pregiudizi. Nel 2010 sono ancora in molti casi negate le legittime aspirazioni alla felicità di quasi due milioni di cittadini e cittadine italiani con disabilità, che non possono quindi auto-realizzarsi e vivere la propria vita in pienezza e responsabilità.

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Grazie all‟opera di alcune organizzazioni del privato sociale e di una serie di protagonisti, spesso supportati dalle nuove tecnologie di comunicazione, anche in Italia questo panorama va comunque innovandosi.

Obbiettivi e target

Il nostro obiettivo è realizzare e diffondere un documentario che, dando voce direttamente alle persone con disabilità, tratti con onestà e franchezza di sessualità, relazioni affettive e disabilità. Con il nostro lavoro intendiamo promuovere la visibilità di queste tematiche e di contribuire così:

- alla piena affermazione personale e sociale delle persone con disabilità;
- alla qualificazione dei servizi e degli operatori – lavoratori o volontari – del mondo dell‟handicap;
- alla consapevolezza, in seno alla società, dei diritti, dei percorsi, dei bisogni e delle risorse delle persone con disabilità (e dei loro amici e parenti).

Al fine di realizzare tali finalità, il nostro progetto muove da tre opzioni di fondo:

- vista la necessità di limitare il campo e di articolare così il lavoro su più stadi, abbiamo scelto di
- concentrarci per ora solamente sulle disabilità fisiche e sensoriali – sia congenite che acquisite;
- siamo inoltre convinti che il valore della visibilità vada sottolineato e sostenuto: per questa ragione, abbiamo scelto di intervistare solamente persone disponibili a mostrarsi in viso e nella propria vita (no bande nere, no inquadrature sfumate o alle spalle… );
- in merito al linguaggio, siamo consapevoli della delicatezza del messaggio, non intendiamo scandalizzare né creare preclusioni e barriere, ma allo stesso tempo non ammettiamo censure: se i nostri intervistati e le nostre intervistate saranno d‟accordo e lo riterranno importante, vi potranno essere discorsi espliciti e immagini di nudo; non riporteremo, invece, alcuna azione pornografica.

Questo in piccola sintesi è ciò che si andrà a comporre. Potete leggere maggiori dettagli a QUESTO link nella pagina progetti. Tutti coloro che vogliono partecipare possono scrivere a questa e-mail:
[email protected]
dite che vi è stata data da Maximiliano Ulivieri.

C’è anche il gruppo in facebook: facebook.com/sesso.amore.disabilità

Credo sia un ottima iniziativa a cui spero parteciperete in molti.

occhiodellanima.it/disabili
 
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Krasin
view post Posted on 2/12/2013, 13:06     +1   -1




Sesso per i disabili, promossa prostituzione gay



In Danimarca, dove la prostituzione è legale e regolata da apposite leggi, esistono da tempo diverse operatrici sessuali specializzate in prestazioni rivolte ai disabili.
Ora le associazioni lgbt danesi rivendicano l'estensione anche agli omosessuali diversamente abili del diritto al piacere sessuale. Il governo danese vaglierà un progetto (con tanto di studio di fattibilità) per la promozione della prostituzione omosessuale rivolta ai disabili.

Fonte: Gaynews24
 
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Krasin
view post Posted on 7/12/2013, 12:13     +1   -1




Disabilità: ragazzo comunica solo tramite sms

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Talvolta per capire il mondo della disabilità e la forza che i malati hanno nell’affrontare la propria condizione di vita bisogna venire a conoscenza di storie di persone coraggiose che, nonostante i problemi continuano a lottare. E la storia di Domingo Grollino, trentanove anni ed aggetto dalla “sindrome di Hallervorden -Spatz” o neurodegenerazione con accumulo cerebrale di ferro è una di queste. Una storia di coraggio.

Domingo infatti è paralizzato e l’unica parte del suo copro che riesce a muovere sono gli occhi ed il pollice sinistro. Le sue facoltà mentali sono intatte. E’ letteralmente prigioniero del suo corpo. Ma continua ad andare avanti, mettendoci ogni giorno tutta la volontà di cui è capace. Può parlare solo scrivendo tramite il computer con un programma speciale, o via sms.

La sua vita, i suoi messaggi sono diventati un libro “L’urlo”, edito dalla Anffas Onlus, “Associazione Nazionale Famiglie di Disabili Intellettivi e Relazionali”, che gestisce la comunità dove questo coraggioso uomo vive. Ed un documentario. In entrambi è raccontata la sua vita senza censure, talvolta con imprecazioni. Perché vivere 24 ore senza poter fare nulla da soli non è per niente specifico. Non vi è libertà di movimento, non si può parlare, mangiare, fare nulla da soli.

Domingo è stato un ragazzo senza problemi fino ai 16 anni, quando sono comparsi i primi segni di questa invalidante malattia di tipo autoimmune: sono iniziati i movimenti involontari (conosciuti sotto il termine medico di distonie, n.d.r.) il parkinsonismo ed infine la perdita delle capacità motorie. Si tratta di una malattia molto particolare che può portare anche alla demenza. Cosa che nel caso di Diego ancora non è successa. Dal 2002 Diego vive presso la struttura, e passa i fine settimana in compagnia dei suoi genitori.

La sindrome di Hallervorden-Spatz, si è scoperto, è provocata dalla mutazione genetica di un enzima, che provoca l’accumulo di ferro a livello cerebrale. Purtroppo però, pure esistendo delle terapie in grado di alleviare i sintomi, non vi è una cura in grado di fermare la malattia.

Per ricevere il libro di Domingo ci si può rivolgere diretamente all’Anffas al numero 02.94.20.060, versando un’offerta libera il cui ricavato andrà a favore del progetto “Dopo di noi”.

medicinalive.com
 
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Krasin
view post Posted on 14/12/2013, 11:56     +1   -1




Il desiderio di sesso di una donna disabile



Parliamo spesso di quanto bisogno ci sia nei disabili, soprattutto quelli gravi, di vivere la sessualità. Purtroppo spesso l’argomento è toccato al maschile, poche volte si discute su quanto questo desiderio sia ovviamente nelle donne disabili. In questo film ci sono scene molto forti sull’argomento e fa pensare profondamente, anche per la reazione delle persone che vivono al fianco del disabile.

Commenti

A parte le considerazioni sul Video che considero molto bello fatto bene e che riesce a rendere l'idea,quello che come sempre e come penso molti si pongano e il problema del " Capire" Capire che il desiderio sessuale fa parte della natura umana alti bassi belli brutti abili o disabili che questo desiderio non deve essere " Guardato analizzato o spiegato va semplicemente accettato. Parlo a titolo personale essere disabili e una condizione che non sempre una persona considerata abile riesce a capire ci sono delle invisibili barriere che separano i due mondi,nel caso della sessualità subentrano paure paure di essere giudicato un perverso paura di non aver capito il desiderio paura del giudizio degli altri Cultura Chiesa Società non aiutano certo a far sparire queste barriere anzi.....se pensiamo che viviamo in uno stato dove la parola preservativo evoca il demonio provate a pensare al resto.
Daxim Fall

loveability.it
 
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Krasin
view post Posted on 16/12/2013, 20:20     +1   -1




Disabilità e diritti

Sesso Disabili Amore Impossibile. Sono molte le difficoltà che le persone diversamente abili affrontano per quell’appagamento erotico sentimentale a cui hanno diritto.

Le risorse sociali sono poche e spesso lasciate al volontariato. Ma i disabili hanno bisogno di un approccio competente e multidisciplinare per non avere un’etichetta di nel sesso disabili di Amore Impossibile.

SESSO DISABILI : AMORE IMPOSSIBILE, DESIDERIO PRIMARIO

Sesso Disabili la voglia di dare un bacio, di ricevere delle coccole, di non sentirsi soli, la necessità di fare all’amore appartengono a ciascun essere umano, anche a una persona disabile.

Spesso si ricorda che l’uomo è prima di tutto un animale e condivide l’istinto a corteggiare il partner, ad accoppiarsi e riprodursi. Ma i disabili sono considerati “diversi”: a loro le circostanze negano l’appagamento di un istinto al quale neppure gli animali si sottraggono.

Quando diventa impossibile realizzare un desiderio primario è inevitabile sentirsi deboli e sconfitti. Ad acuire il problema nel sesso disabili ci sono gli stimoli erotici che il mondo offre e che sono sotto gli occhi di tutti, anche dei disabili. Basta guardare una qualunque pubblicità, televisiva o della carta stampata, per accorgersi di quanto si ricorra alla sessualità per fare intrattenimento o per marketing. Le immagini pubblicitarie traboccano di bellissime ragazze e di uomini muscolosi. I disabili, invece, sono relegati nella pubblicità progresso.

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SESSO DISABILI : AMORE IMPOSSIBILE, AUTOEROTISMO

Il tema sesso disabili è un argomento delicato che non si affronta volentieri. Diventa difficile anche svolgere una piccola inchiesta soprattutto se chi scrive è un disabile e pone molte domande conoscendo già alcune risposte. Dai documenti e dai siti internet visitati, emerge che il disabile ha un’unica via per soddisfare il proprio bisogno sessuale, la masturbazione.

Ma proprio l’autoerotismo nasconde una paura di fondo nel parlare di sessualità, che genera anche esigenze trasgressive e spesso costose. Se i film erotici sono spariti dal piccolo schermo, sono invece diventate numerose le offerte personali e di numeri a pagamento. E queste pratiche avvilenti e antieconomiche sembrano essere l’unica alternativa al sesso disabili e all’amore impossibile.

SESSO DISABILI : AMORE IMPOSSIBILE, AVERE QUALCUNO ACCANTO

Nel sesso disabili a chi pensa che siano poche le alternative e che in fondo sia inutile cercarle, sarebbe bello far sapere quanto invece tutto può diventare più facile quando si ha la certezza di avere una persona accanto, con cui si condividono affetto, tenerezza e amore.

Si rifletta su come questa certezza possa spingere a rafforzare la propria identità, ad essere più forti, ad acquisire sicurezza e stima nei confronti di se stessi, a superare le paure e compiere azioni che non si aveva il coraggio di affrontare senza uno stimolo forte.

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SESSO DISABILI : AMORE IMPOSSIBILE, LE ALTERNATIVE

La sensazione di gioia che genera un gesto di affetto, o un atto sessuale completo, è grandissima ed è indispensabile all’equilibrio mentale. E’ vitale e salutare. Ma a volte la disperazione di chi è disabile e di chi vive accanto a un disabile induce a credere che tutte le soluzioni siano troppo complicate. E’ vero, non è semplice, ma è pericoloso credere che la masturbazione o il sesso a pagamento siano l’unica alternativa. In alcuni casi, lo sconforto dei famigliari è tale che il genitore, di propria iniziativa, masturba il figlio: è un comportamento che oltre a dare origine a una grave compromissione della relazione famigliare, non risolve il problema all’origine.

Nel sesso disabili in Italia esistono alcuni centri di assistenza psicologica sessuale che dovrebbero aiutare sia la famiglia sia il disabile a superare i diversi aspetti del problema. Con un gruppo di specialisti si tenta di arginare il piacere fisico neutralizzandolo, attraverso il ricorso a pratiche psicologiche, colloqui e con la formazione di gruppi di lavoro che favoriscono lo sfogo quanto meno verbale. Non si arriva mai, però, a soddisfare fisicamente l’atto, perchè l’atto sessuale viene considerato estraneo.

SESSO DISABILI : AMORE IMPOSSIBILE, LE ALTERNATIVE IN EUROPA

Nel campo sesso disabili il problema dei “servizi di assistenza sessuale” è da tempo dibattuto. In Europa esistono organizzazioni che offrono servizi per il sesso disabili che sono perlopiù dislocate nei Paesi Bassi, in Germania e nei paesi scandinavi; l’offerta, per i disabili dei due sessi, compresi gli omosessuali, è di prestazioni sessuali e/o di “tenerezza”; è un esercizio a pagamento fornito da assistenti formati appositamente che si recano a domicilio o negli istituti. In Olanda, in alcuni casi, i servizi di questi assistenti sessuali vengono persino rimborsati dall’Ente per la Sicurezza Sociale.

Le problematiche poste dai servizi per il sesso disabili sono molte e complesse, perchè attengono da un lato al bisogno di espressione del potenziale sessuale delle persone con disabilità, dall’altro alla realtà densa e multifattoriale della sessualità, che chiama in causa non solo la pelle e i genitali, ma anche le emozioni, i sentimenti e le relazioni.

Realtà sul sesso disabili come quelle attive in Europa pongono interrogativi sul piano etico. Il discorso delle assistenze sessuali ha fatto e fa discutere molti rappresentanti del mondo religioso e culturale. Se ne dovrebbe di sesso disabili parlare senza pudori o paura di essere giudicati o guardati male. Negare il problema oppure trincerarsi dietro ad una motivazione morale non serve.

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Nel sesso disabili l’assistenza sessuale per i diversamente abili va affrontata perchè al momento costituisce l’unica e utile risposta al bisogno di soddisfazione del piacere sessuale, è l’unica alternativa alla masturbazione. Bisogna creare le condizioni per eliminare le barriere di pregiudizi e di paure: serve un’azione sociale che spinga le persone ad incontrarsi liberamente, senza timore d’essere giudicate in base alla differente abilità.

I centri di assistenza psicologica che si occupano di sesso disabili sono gestiti da singole cooperative, associazioni o fondazioni che mettono a disposizione le loro competenze. Manca, però, l’organizzazione e la supervisione di un istituto o un organo superiore di tipo nazionale. Il problema del Sesso Disabili è stato accantonato o volutamente dimenticato dalle istituzioni.

SESSO DISABILI : AMORE IMPOSSIBILE, ACCETTARE LA DIVERSITA’

Le persone diversamente abili si trovano innanzitutto ad accettare la diversità nel proprio corpo, ad ammettere il proprio handicap, sia esso fisico, psichico o sensoriale.

Nel sesso disabili il lavoro più grande da parte degli operatori e degli psichiatri è portare queste persone a riconoscere i limiti e la personalità e stimolare verso una condizione sociale, economica e sessualmente sostenibile. Per fare questo occorre creare spazi e strutture aperte e libere, senza pregiudizi, in cui è possibile coinvolgere tutte le persone a parlare liberamente, a incontrarsi, a relazionarsi con gli altri. Bisogna iniziare a coinvolgere nel sesso disabili le famiglie ad affrontare con serenità questi argomenti, le istituzioni; in particolare la scuola, deve assumere un ruolo importantissimo nello sviluppo della sessualità dei ragazzi, offrendo loro gli strumenti necessari per conoscerla e capirla.

Nel sesso disabili occorre dare la possibilità ai disabili di essere autonomi, di poter sperimentare il sesso disabili nel mondo esterno e non solo quello della famiglia, delle comunità o delle cooperative. Soltanto in questo modo si può avere una maggiore partecipazione alla vita attiva e sperare quindi in un incontro che dia origine a un rapporto affettivo. C’è bisogno di uno scambio tra persone diverse, di instaurare un dialogo, di incontrare persone nuove. Perchè dal contatto si arrivi a instaurare una relazione occorre tempo: bisogna imparare a conoscersi per eliminare le timidezze e le paure che ciascuno manifesta quando incontra una persona verso la quale prova attrazione e con la quale spera di instaurare un rapporto d’amore completo.

Nel Sesso Disabili solo se la persona disabile accetta la diversità, può sperare di trovare un partner con cui condividere molte esperienze della vita, anche quella sessuale.

SESSO DISABILI :LEGAME TRA AFFETTIVITA’ E SESSUALITA’

Bisogna cercare nuovi modi di incontrarsi, che non siano solo quelli messi a disposizione da internet, chat, forum e comunità virtuali. E’ necessario rivalutare profondamente gli incontri reali. Lo scambio umano dev’essere fatto di parole, sguardi, gesti, atteggiamenti, emozioni; soltanto con essi si arriva ad un legame affettivo ed è possibile intraprendere un discorso profondo sulla possibile sessualità.

Nel sesso disabili il passaggio tra conoscenza e affetto è lentissimo e difficilissimo da conquistare, ma il legame tra affettività e sessualità è molto sottile ed è meraviglioso scoprirlo di volta in volta, a mano a mano che ci si conosce. Occorre fare in modo che le persone disagiate vengano rese più autonome: negli spostamenti, nella comunicazione, nell’affrontare il rapporto con il prossimo. La tecnologia può dare il suo impulso, ma da sola non basta. Ci vuole la partecipazione di tutti, maggiora sensibilità e attenzione ma anche maggiore umiltà da parte dei disabili, che troppo spesso si riservano il ruolo delle vittime; questo atteggiamento li spinge a pensare che tutto sia loro dovuto.

Nel sesso disabili la stima, la simpatia e l’affetto possono essere conquistate con maggior rigore e forza, proprio come succede a tutte le altre persone che faticano molto per instaurare dei rapporti affettivi sinceri. La fatica nel creare le relazioni accomuna disabili e non, e abbatte la barriera costruita dai pregiudizi.

Sesso disabili amore impossibile dove se qualcuno vi ama, non introducete nessuna condizione. Se amate qualcuno, non storpiatelo. Lascia che il tuo amore si espanda, dona all’altro più spazio di quanto ne abbia mai avuto quando era solo. Nutritelo, ma non avvelenate il suo nutrimento, non possedetelo. Lasciate che sia libero, più libero di quanto non sia mai stato. In questo caso l’amore crescerà in una profonda intimità.


Commenti

Signori quello che ho letto e leggo sulla sessualità dei disabili sono fiumi di parole stamate e troppe chiacciere, alla fine di concreto nulla, e è sempre così... nulla! Forse è bene trovare e favorire dei punti di incontro, siti, indirize e-mail, profili su Facebook, dove chi interessato si possa incontrare e conoscere altre persone, dove chi si vuole mettere in gioco e vivere delle esperienze, e aprofondire conoscenze, sia che essi siano disabili o meno, ne possano parlare.

abilitychannel.tv





 
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Krasin
view post Posted on 26/4/2014, 18:27     +1   -1




"Anche i disabili hanno diritto al sesso": proposta di legge per istituire gli assistenti

Iniziativa di un gruppo bipartisan di senatori e il Comitato per la promozione dell'assistenza sessuale: potrebbe finalmente diventare legale questa forma di assistenza per una parte della popolazione che vive spesso una sessualità clandestina

di ALICE GUSSONI

ROMA- Oggi al Senato è stata presentata in conferenza stampa la bozza di una pdl per regolamentare la sessualità assistita per le persone con disabilità. Se dovesse passare porterà finalmente a compimento il lungo e fatico percorso compiuto dai Love Giver, il Comitato per la promozione dell'assistenza sessuale, che renderà, si spera, finalmente e definitivamente legale questa forma assistenziale.

Un tema di cui si parla poco, perché il sesso spesso è ancora tabù nei palazzi del potere, soprattutto quando si tratta di andare a toccare una legislazione che in Italia accomuna sotto lo stesso cappello prostituzione, pornografia e, in modo piuttosto anomalo, anche l'assistenza sessuale ai disabili (la fonte del diritto rimane sempre la famigerata legge Merlin del '58). Ma quella dei portatori di handicap non è semplicemente una rivendicazione epicurea, quanto piuttosto una necessità, perché può capitare, spesso, che senza assistenza, la sfera sessuale gli sia praticamente preclusa a vita.

Per questo Maximiliano Ulivieri si batte da anni per far valere i suoi diritti, e insieme con un gruppo di coraggiosi fonda nel 2013 il comitato: "Abbiamo scritto questa bozza insieme, che andrà a cambiare finalmente le regole di una sistema poco chiaro. Sono contento perché i senatori si sono dimostrati molto partecipi e hanno accolto bene la nostra proposta".

La mozione è stata presentata da Sergio Lo Giudice, del Pd, insieme ad un gruppo politicamente trasversale di altri 10 senatori. Il principale obiettivo, come si legge nel primo paragrafo del testo, è quello di "Favorire il pieno sviluppo della persona anche sotto il profilo dell'espressione della sessualità". Per questo, anche se finora si è sempre fatto riscorso a sistemi legalmente non consentiti, Maxilimiano Ulivieri ci tiene a ribadire l'importanza di questo processo: "Se vuoi fare qualcosa che entri in un processo di cambiamento devi farlo alla luce del sole. Ci vorrà del tempo, ma ho aspettato 30 anni, e a questo punto posso aspettare ancora".

Nel frattempo il comitato si sta organizzando per iniziare a settembre i primi corsi per assistenti Sessuali, svolti da alcune figure chiave per la formazione di questi nuovi educatori della sfera erotica, come medici, sessuologi e psicologi, per cercare di inquadrare le persone che andranno a lavorare nel contesto delle varie disabilità. Anche in questo Maxiliano pensa in grande, e oltre a invitare persone che lavora già nel campo, ma all'estero, vorrebbe ampliare il progetto per introdurre un'idea diversa del sesso, che sappia stimolare e soddisfare soprattutto la sfera emotiva, quella che in fondo rimane più delusa dagli incontri clandestini.

Unico punto che ancora rimane fuori dalla già rivoluzionario pdl, le spese di questa assistenza: per il momento rimangono ancora totalmente a carico della famiglia. Forse in futuro il sesso sarà materia di studio anche nelle scuole, e allora verrà riconosciuto anche il diritto alla sua pratica per chi non ha nessuna possibilità di scelta.

(24 aprile 2014)
repubblica.it
 
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Krasin
view post Posted on 14/5/2014, 18:47     +1   -1




Terapista sessuale per disabili
Il web si divide: "Prostituta"
"No, Debora è una terapeuta"


Romana, 31 anni, racconta il suo lavoro: avvicinare al sesso chi ha una disabilità. "Non siamo squillo, infatti niente penetrazioni né sesso orale"



Massaggi, carezze, esperienze sessuali e giochi erotici veri e propri. Il tabù sul ruolo dell'assistente sessuale per persone disabili è spezzato. A rivelare i dettagli di questa professione ci pensa Debora De Angelis, ragazza romana 31enne, che illustra come, anche in Italia, esistano figure professionali specializzate nelle esigenze dei disabili anche dal punto di vista della sessualità. "Io ci metto la faccia" ha dichiarato Debora che, spinta dalla volontà di fare qualcosa di concreto per gli altri, ha deciso di raccontare all'Adnkronos Salute la sua esperienza come "accarezzatrice" esperta. Una sorta di terapista del sesso Debora che, in passato, ha riservato i suoi servigi a tre ragazzi disabili. L'assistenza sessuale per disabili è un tema che in Italia sta sempre più facendo discutere data la natura del metodo di cura: la linea di confine tra trattamento terapeutico e prostituzione è talmente sottile che divide l'opinione pubblica.

La terapia - Questo tipo di terapia porta diversi benefici al paziente ma i rischi che si corrono sono altrettanto numerosi, soprattutto per quanto riguarda un possibile coinvolgimento emotivo da parte del cliente: "Il mio percorso da autodidatta mi ha portato a definire delle regole da rispettare -spiega debora - il disabile dev'essere preparato a livello psicologico, fisico, emotivo e sentimentale su cosa si potrà aspettare e cosa non deve aspettarsi dal terapista. Una persona che non si è mai espressa a livello emotivo può infatti sviluppare un interesse morboso verso chi gli dà attenzione. È necessario quindi conoscere prima la persona, capire se è emotivamente stabile e valutare caso per caso se può sostenere la terapia".

La petizione - La sesso terapia per i disabili è argomento caldo degli ultimi mesi soprattutto da quando anche nel nostro Paese è stata diffusa, on line, una petizione per istituiere la figura dell'assistrente sessuale. L'istanza è stata promossa da Max Ulivieri, web designer con una grave disabilità, e in pochi mesi ha raccolto migliaia di firme. L'obiettivo è una normativa ad hoc che possa istituire un programma legalizzato per venire incontro alle esigenze dei disabili anche dal punto di vista sessuale. In Italia infatti, sotto questo punto di vista, le persone con problemi non dispongono di specifiche regolamentazioni e la figura della terapista sessuale è paragonata a quella della prostituta, perciò illegale.

No penetrazione - Oggi Deborah ha deciso di interrompere la sua esperienza da terapista: "Ho deciso di fermarmi per motivi personali ma tramite il web - spiega - ho incontrato Max Ulivieri che mi ha illustrato il suo progetto per istituire la figura dell'assistente sessuale anche in Italia. Ho aderito all'iniziativa con entusiasmo perché oggi i disabili sono assistiti solo da prostitute che però fanno sesso per lavoro". Diverso invece è il rapporto che si instaura tra un paziente ed una terapeuta: "La prostituta agisce solo a livello sessuale, la terapista invece offre gli strumenti giusti per garantire al ragazzo una vita sessuale autonoma. La prostituta inoltre gestisce il suo corpo a seconda delle richieste del cliente, la terapista invece non può fare tutto, dalla terapia è infatti esclusa la penetrazione o il sesso orale".

liberoquotidiano
 
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Krasin
view post Posted on 15/5/2014, 17:37     +1   -1




Max Ulivieri racconta la sua storia

Pubblicato il 14/mag/2013
Max Ulivieri, 42 anni, web designer, social media manager, ex cantante di una rock band e come scrive sul suo blog "dimenticavo un dettaglio, ho la distrofia muscolare".

Max racconta la sua malattia, il suo lavoro, la sua storia d'amore con Enza, conosciuta su Internet e sposata cinque anni fa, il suo impegno perché sia riconosciuta anche nel nostro Paese la figura dell'assistente sessuale per i disabili.

Max Ulivieri racconta la sua storia

Commenti

I disabili sono persone che vedono il mondo con una prospettiva diversa sia fisica che psicologica, rispetto a chi disabile non è. Da queste persone, c'è spesso da imparare e ne è l'esempio proprio Max, che da una condizione propria, ha deciso di ingaggiare una battaglia "culturale" al fine di migliorare la qualità della vita, sotto l'aspetto sessuale, di quelli come lui o che stanno peggio di lui, pertanto un grande plauso a lui e a tutti quelli come lui, che veramente amano il prossimo come se stessi! Grazie anche a Enza, che con il suo amore, compensa la parte mancante di Max, le altre agazze dovrebbero prendere esempio da questa donna!
Ettore F.

Edited by Krasin - 2/7/2014, 18:51
 
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Krasin
view post Posted on 15/6/2014, 22:12     +1   -1




STORIE DI VITA

Disabili in sedia rotelle: sesso e falsi miti

Fanno l'amore. Come tutti. Ma per qualche medico è difficile da credere. La testimonianza su Lettera43.it di Adriana.

di Adriana Belotti

Quando avevo telefonato al centralino dell'Ospedale dei Colli di Padova per sottopormi allo screening citologico per la prevenzione del tumore al collo dell'utero, avevo espressamente informato la struttura della mia disabilità e richiesto di essere ricevuta in un ambulatorio provvisto degli ausili necessari. Il centralinista mi aveva risposto, rassicurandomi, che tutti gli ambulatori erano attrezzati per ricevere persone con disabilità.
Per fortuna il mio sesto senso mi ha poi consigliato di farmi accompagnare da una delle mie due coinquiline che ha avuto l'onore, non solo di aiutarmi (insieme con la dottoressa che mi ha sottoposta all'esame), a salire sul lettino (penso che il centralinista si fosse scordato di avvisarmi che gli ausili c'erano, ma qualcuno li aveva ricoperti con il mantello dell'invisibilità di Harry Potter), ma è stata anche testimone di una conversazione davvero singolare.

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Sesso e disabilità non sempre sono incompatibili: l'esperienza di Adriana lo dimostra

ANCHE I DISABILI FANNO SESSO. Infatti la dottoressa mi ha accolto molto gentilmente, rivolgendomi le solite domande che vengono poste in circostanze analoghe: dalla data dell'ultima mestruazione alla durata e la regolarità del ciclo. Mi ha anche chiesto la diagnosi clinica che sancisce la mia condizione di disabilità.
Ho risposto diligentemente, ma a un tratto la conversazione ha assunto una piega davvero interessante.
La dottoressa mi ha chiesto: «Lei ha avuto rapporti sessuali?». «Sì», è stata la mia risposta. «Non un'infinità», ho aggiunto, «e soprattutto nove anni fa. Però li ho avuti».
Tuttavia, il medico ha insistito con un po' di imbarazzo: «Ce l'ha avuto una volta?», mi ha chiesto. Mi stavo innervosendo, visto che avevo usato il plurale, parlando di «rapporti». Quindi ho spiegato: «Ce li ho avuti più di una volta». Eppure la dottoressa non sembrava convinta: «Intendo rapporti sessuali completi». Con voce dolce ho precisato che sì, avevo avuto rapporti sessuali completi.
L'INCREDULITÀ DELLA DOTTORESSA. Nonostante il chiarimento, il medico ha insistito: «Guardi che se anche non avesse avuto rapporti sessuali completi, potremmo fare l'esame in un altro modo ma è meglio che me lo dica altrimenti potrei farle molto male».
Avrei potuto risponderle che, ahimè, negli ultimi 10 anni, lo screening oncologico per la prevenzione del tumore al collo dell'utero è la cosa più penetrante che mi capiti, ma mi sono trattenuta dallo specificarlo.
Mi sono limitata a ribadire che avevo fornicato abbastanza da non lasciarmi intimorire da una spatola, o come si chiama lo strumento con cui effettuano il prelievo.
Così la dottoressa - che non era certa della mia spiegazione e ha controllato se effettivamente le avessi detto la verità - ha proceduto con l'esame.
STESSO TRATTAMENTO PER TUTTE? A questo punto mi sorgono spontanee alcune domande: se al mio posto ci fosse stata una 36enne deambulante, la premurosa dottoressa avrebbe chiesto anche a lei per quattro volte di seguito di rassicurarla sulla sua non illibatezza?
Mi avrà creduto quando, alla sua richiesta di specificarle la patologia da cui sono affetta, le ho riposto «tetraparesi distonico-spastica», ovvero diagnosi che corrisponde a una disabilità esclusivamente motoria? E infine cosa mai avrà pensato della mia coinquilina la quale, pur sentendomi ripetere tutte quelle volte che nella vita ho fatto sesso anch'io, non ha battuto ciglio?

lettera43
24 Marzo 2014
 
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Krasin
view post Posted on 27/6/2014, 22:54     +1   -1




La sessualità negata




Alessio e Giulia vivono in un paese di diecimila anime nel Nord Italia. Un paese di montagna, dove tutti conoscono tutti. Giulia ed Alessio hanno circa trent’anni e come molte persone della loro età sono innamorate. Hanno interessi e passioni in comune, condividono gli stessi sogni. Sono innamorati, come tutti i ragazzi della loro età.

Ma Alessio e Giulia non possono amarsi. Così hanno deciso le loro famiglie.

Non possono amarsi perché i due ragazzi sono affetti entrambi da un deficit cognitivo. Le loro famiglie hanno deciso che loro non possono, anzi non devono amare. Le loro famiglie hanno deciso che il loro è un amore sbagliato, contro natura.

Hanno deciso che due ragazzi disabili non possono amare, non possono avere sentimenti… e tutto questo perché sono disabili. Sono angeli. Sono eterni bambini. Non possono provare amore per qualcuno che non sia un familiare, o al massimo un educatore.

Per loro questo amore non era amore. Era un qualcosa di pericoloso.

I loro genitori si sono consultati con alcuni psicologi che si occupano di questo tipo di disabilità. Due di loro gli hanno proposto di permettere ai ragazzi di provare ad amarsi. In un ambiente protetto e sicuro. Questo per comprendere cosa intendessero Alessio e Giulia con il termine amore.

Gli psicologi gli hanno spiegato, che a volte, soprattutto in caso di deficit cognitivo, l’amore non è legato al sesso inteso in senso fisico ed ordinario. Spesso il sesso è inteso come coccola o massaggio. Non sempre l’atto sessuale si realizza.

Le loro famiglie hanno deciso di curarli. Curarli con dei farmaci. Curarli con dei farmaci che facciano dimenticare loro i sentimenti. Farmaci che controllano i loro impulsi naturali.

Questi genitori hanno deciso di curare questi ragazzi trattandoli come se fossero affetti da chissà quale grave malattia.

Ma Alessio e Giulia non erano malati, erano innamorati… e forse ora non lo sanno più…altri hanno deciso di fargli dimenticare tutto.

Per proteggerli”.

Vi racconto questa storia non perché voglio giudicare la scelta di questi genitori, ma perché voglio invitarvi a riflettere.

La scelta di questi genitori non è un caso isolato, purtroppo accade spesso che in situazioni come queste, si preferisce “eliminare il problema” piuttosto che affrontarlo.

Questo avviene per svariati motivi, tra cui arretratezza culturale, convinzioni religiose, ma soprattutto per l’assenza di figure professionali che possono aiutare le famiglie e i ragazzi ad affrontare serenamente il tema amore e sessualità.

Le famiglie (ed è comprensibile) hanno paura che i loro figli (da loro visti come eterni bambini) possano “farsi del male” amando ed essendo amati. E non sono pronte ad affrontare questo tema. Le famiglie se pensino alla sessualità pensano all’atto sessuale completo, e non accettano che i loro figli possano avere rapporti sessuali.

Le famiglie, però non sanno che a volte, per alcuni tipi di disabilità, la sessualità è intesa come semplici coccole o dolci massaggi.

Le famiglie non lo sanno perché sono sole, non hanno nessuno che li guidi in questo percorso. Si affidano a psicologi o terapeuti che, a seconda del loro parere personale, decidono se una persona disabili può amare ed essere amata, se non è idoneo curano l’amore come una malattia, se è idoneo il disabile e la famiglia sono abbandonati.

Ma a volte i disabili hanno bisogno di un aiuto concreto, dell’aiuto di un professionista che gli insegni come amare ed essere amato, che gli insegni che amare ed essere amati è una cosa giusta e normale. Serve una figura come l’assistenza sessuale, che aiuti i ragazzi e che sollevi le famiglie da questa problematica, che è comprensibilmente imbarazzate, sia per la famiglia che per il disabile stesso.

Legalizzare la figura dell’’assistenza sessuale è fondamentale per evitare che in futuro si verifichino casi come quello della storia. L’amore non può essere soppresso con i farmaci, i sentimenti non si curano con una pastiglia. I sentimenti vanno affrontati.

assistenzasessuale
 
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Krasin
view post Posted on 29/6/2014, 10:28     +1   -1




Presentazione documentario "Sesso, amore e disabilità" al Biografilm Festival 2012



Pubblicato il 20/giu/2012
Adriano Silanus e Priscilla Berardi ideatori del documentario "Sesso, amore e disabilità" presentano in anteprima il lavoro che in questi mesi hanno portato a termine durante l'edizione 2012 del Biografilm Festival di Bologna (biografilm.it).

Durante l'iniziativa l'associazione Biblioteca Vivente di Bologna (bvbo.it), organizzazione che ha appoggiato la creazione del documentario ha avuto l'occasione di presentare le attività svolte e i propri progetti futuri sul territorio bolognese.

Regia e montaggio video: Jonathan Mastellari
 
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64 replies since 21/1/2013, 00:23   1730 views
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